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VERCELLI

Nuovo striscione del Blocco Studentesco sull'assassinio di Charlie Kirk

Alla luce di questi fatti, e non solo, appare evidente quanto sia necessario un richiamo forte alla responsabilità collettiva

Nuovo striscione del Blocco Studentesco su Kirk

Lo striscione posizionato ieri sera

Negli ultimi giorni a Vercelli si sono registrati episodi che hanno acceso il dibattito sociale cittadino. Ieri sera, giovedì 18 settembre, il Blocco Studentesco ha affisso un nuovo striscione con la scritta ‘Il sogno della sinistra? Zittire tutti come Kirk’, accompagnato da un comunicato che accusa la sinistra di voler imporre il silenzio a chi non si allinea al proprio pensiero. “Il riferimento a Kirk è chiaro – scrivono –: è stato ucciso per aver avuto il coraggio di dire ciò che pensava. È la stessa logica che oggi anima la sinistra in città: chi non si adegua viene escluso, censurato e spinto ai margini del dibattito politico, anche inventando menzogne”. Il Blocco Studentesco ha rivendicato anche la propria attività nelle scuole, denunciando tentativi di impedire la loro azione politica e la chiusura di spazi di confronto. “Non ci riusciranno mai: noi siamo presenti e continueremo a esserlo, senza mai tirarci indietro. Il sogno di questa sinistra resterà tale finché davanti a loro ci saremo noi: una gioventù che non arretra e che non si piegherà alle loro logiche”.

Nelle settimane scorse, davanti al Liceo Scientifico, lo stesso gruppo aveva esposto uno striscione con la scritta ‘Italia agli italiani’, episodio che aveva suscitato immediate reazioni tra studenti e cittadini, diffondendosi rapidamente sui social.

Il ‘dibattito’ si è intensificato durante il presidio e la biciclettata per la Palestina di sabato 13 settembre. In piazza Pajetta alcuni giovani e giovanissimi avevano avuto un faccia a faccia con il consigliere comunale del Partito Democratico, Marco Mancuso, già critico nei giorni precedenti. Secondo il racconto dello stesso consigliere ad altri media, il dialogo inizialmente civile si è poi acceso. “Mi hanno detto che ci siamo inventati tutto riguardo al presidio del Liceo e che non credono nella Costituzione – ha spiegato –. Ho ribadito che chiederemo all’Amministrazione di dissociarsi da organizzazioni come la loro. Nulla lasciava presagire che i toni si sarebbero alzati così tanto”. Mancuso ha aggiunto: “Trovarmi davanti a ragazzi di appena sedici anni che rivendicano il fascismo senza conoscerne davvero la storia e che arrivano a considerare meno italiani i propri coetanei per un cognome o per il colore della pelle è stato sconfortante. La cittadinanza dovrebbe basarsi su un principio semplice: se studi, cresci, vivi e contribuisci al sistema Italia, sei italiano. È urgente ripartire dalle scuole, riportando al centro la memoria della Resistenza e il rispetto reciproco. Altrimenti rischiamo di crescere barriere invece che cittadini”.

Alla luce di questi fatti, appare evidente quanto sia necessario un richiamo forte alla responsabilità collettiva. Non è il momento di esasperare il confronto né di rifarsi a vecchie ideologie che oggi non hanno più nulla a che vedere con la cultura del nostro Paese e che hanno già dimostrato di portare divisione, da una parte e dall’altra. Il rispetto della Costituzione si lega profondamente al sacrificio di chi, nel secolo scorso, ha lottato e ha dato la vita per conquistare la libertà. Una libertà straordinaria, che oggi tutti, soprattutto i giovani, hanno il dovere di custodire e utilizzare al meglio. Vanificarla significherebbe annullare il gesto di quegli uomini e tradire il senso della loro lotta. Il messaggio va rivolto innanzitutto ai giovani protagonisti della scena sociale, che oggi si confrontano nelle piazze, ma che domani saranno chiamati a farlo nelle istituzioni, nei luoghi di lavoro e in quelli decisionali. Non basta opporsi o contrapporsi: la politica, la scuola e la vita chiedono capacità di mediazione. A loro toccherà un giorno guidare l’Italia e farla crescere democraticamente. È bene che non dimentichino, su ogni sponda, che urlare più forte non equivale ad avere ragione e che la vera forza sta nel dialogo e nella capacità di costruire insieme. Le differenze di pensiero devono essere considerate un valore e non un ostacolo. È giusto protestare, manifestare, scioperare, ed anche mostrare striscioni, ma solo se questi strumenti restano parte di un confronto civile e rispettoso. La democrazia non si difende con slogan ad effetto che dividono, ma con il coraggio di ascoltare chi di fronte la pensa diversamente, con la volontà di trovare punti comuni o comunque il più vicini possibile. Oggi, più che mai, è il tempo di compiere sforzi per trovare idee e soluzioni che aiutino a comprendere a fondo i drammi smisurati della Palestina e dell’Ucraina, utili a costruire un pensiero rinnovato e una coscienza incrollabile capace di generare ponti, anche se metaforici. Perché domani, quando questi conflitti si saranno esauriti, restino solo tristissime pagine di libri da studiare e non ferite che si riaprono. I nostri ragazzi devono ispirarsi a modelli positivi e pensare con la propria testa, che è la cosa più preziosa che possiedono. Non devono cedere a chi sussurra maliziosamente alle loro orecchie, ma sfruttare ogni centimetro della loro straordinarietà, che è quella di essere l’unico futuro reale a disposizione della collettività. Quel futuro che appartiene unicamente a loro, e tutti, di qualsiasi colore politico e con qualsiasi origine, hanno il diritto di viverlo al meglio. Nessuno deve permettersi di inquinarlo o negarlo. È solo loro. Così la comunità potrà crescere unita, strutturata, forte e capace di affrontare le sfide, sempre più ostiche, che le nuove generazioni dovranno affrontare. L’ultimo concetto va speso sul duro confronto che spesso si accende sui social: anche in questo frangente l’intelligenza, la moderazione e la volontà di costruire devono prevalere sul desiderio di un click (mi piace) da strappare a chi legge, attraverso l’insulto a colei o colui che esprime un concetto differente.

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