L'editoriale
di Francesco Amodei
12 Settembre 2025 16:39
Essere vercellesi significa vivere con le radici ben piantate nel cuore della pianura e lo sguardo rivolto al futuro, immaginandolo ogni giorno radioso. La nostra identità affonda le radici in un amore profondo e indissolubile per la terra che ci ha generati. Quella terra rigogliosa che stilla acqua limpida, che versa calici di vino e nutre di riso dorato. Una terra che, tra colline armoniose e piani fertili, accarezza l’anima e il palato anche con la dolcezza delle pesche, l’intensità dei mirtilli, la freschezza degli asparagi e con altre squisite delizie che, con grazia e abbondanza, continua a donarci. È un legame, il nostro, fatto di sudore, di visione, di rispetto, costruito attraverso quel silenzioso dialogo tra uomo e natura, che da secoli accompagna la nostra gente in ogni suo passo e decisione. Il destino vercellese si intreccia in maniera fitta e indissolubile con le acque che scorrono possenti e vigorose dal Po. Fu lo sguardo illuminato di Camillo Benso Conte di Cavour, mentre sulla sponda osservava il fiume, a immaginare che quell’acqua potesse essere domata, guidata ed infine incanalata per trasformarsi in benessere. Ed infatti, paratoie, chiuse e canali sono diventati gli strumenti attraverso i quali abbiamo reso fertile il nostro territorio, trasformando campi aridi in feconde distese che avrebbero visto nascere il riso. Un chicco minuscolo, lui, il riso, quasi fragile e tra gli alimenti più piccoli che si conosca, capace, però, di racchiudere in sé tutta la grandezza e la genuinità di un popolo. Perché il riso richiede pazienza, cura e ininterrotta dedizione. E noi, con la fatica quotidiana e la visione dei nostri antenati, lo abbiamo prima ereditato e dopo reso simbolo perenne della nostra grandezza. Ma non solo riso: la nostra amata terra custodisce anche la vite. Un chicco d’uva, anch’esso piccino, che chiede meno acqua ma sempre amore e che in cambio regala il vino. Quel succo che scalda i cuori, inebria i sensi e racconta le storie di coloro che lo producono. Riso e vino, due facce della stessa anima. Due figli della terra, molto diversi tra loro, ma entrambi prodotto della stessa smisurata passione per il lavoro, quello duro, e del desiderio di creare vita e bellezza da ciò che la natura ci offre senza nulla pretendere, se non il rispetto per resistere. Questa è la nostra forza, anche interiore: amare ciò che abbiamo ricevuto, custodirlo e trasformarlo senza paura di guardare oltre. Senza timore di ricercare e innovare. È racchiusa in queste virtù la forza delle nostre comunità, consapevoli che solo insieme si possono costruire progetti lungimiranti, duraturi, capaci di tracciare solchi da far percorrere a chi dopo verrà... Perché quando ci si stringe attorno alla propria terra e ai propri valori, tutti insieme, nessuna sfida è impossibile. Noi siamo questo: la fatica e la visione. L’orgoglio e la passione. Sappiamo bene che restando uniti, proprio come i chicchi nei grappoli e nelle spighe, possiamo continuare a rendere grande Vercelli, la provincia e la nostra storia.
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