Oltre il Risultato: La Pro Vercelli Cade a Brescia ma Mostra Anima e Futuro.
Una serata di fine estate, di quelle perfette, quasi poetiche, per una partita di calcio. L'aria è mite, il cielo terso sopra lo storico stadio Mario Rigamonti di Brescia, un tempio del calcio che si prepara ad ospitare una sfida tanto attesa. In questo scenario ideale, la Pro Vercelli si presenta per affrontare la corazzata locale, l’Union Brescia, con l'obiettivo di misurare le proprie ambizioni contro una delle squadre più quotate del campionato. L'atmosfera è quella delle grandi occasioni, con i tifosi di casa pronti a spingere i propri beniamini e una delegazione di cuori biancocrociati decisa a non far mancare il proprio sostegno.
Le premesse per una gara intensa ci sono tutte, ma è già nella lettura delle formazioni ufficiali che arriva la prima, inattesa, doccia fredda per i Leoni. Il nome di Furno, perno del gioco e uomo d'ordine, non compare né nell'undici titolare né tra i giocatori a disposizione in panchina. Un'assenza pesante, un fulmine a ciel sereno che costringe mister Santoni a ridisegnare i suoi piani all'ultimo istante. Al suo posto, viene gettato nella mischia il giovane Coccolo, un cambio forzato che solleva subito interrogativi. Solo più tardi trapelerà la notizia di un piccolo problema fisico accusato dal centrocampista durante la fase finale del riscaldamento, una fatalità che rappresenta il primo, invisibile, sgambetto del destino in una serata che si rivelerà complessa.
Al fischio d'inizio, le bianche casacche non si lasciano intimidire né dall'assenza improvvisa né dal blasone dell'avversario. L'idea di gioco impressa da mister Santoni è chiara, coraggiosa e immediatamente riconoscibile: pressing alto, forsennato, alla ricerca continua del recupero palla nella metà campo avversaria. L'obiettivo è soffocare sul nascere la manovra bresciana, imporre il proprio ritmo e dimostrare di non essere arrivati al Rigamonti per recitare il ruolo della vittima sacrificale. I primi minuti sono un manifesto di questa filosofia: la Pro Vercelli è aggressiva, corta tra i reparti, e prova a mordere le caviglie dei portatori di palla di casa.
Dall'altra parte, però, non c'è una squadra qualunque. C'è l'Union Brescia, un collettivo costruito, come aveva preannunciato lo stesso Santoni in conferenza stampa, con il chiaro e dichiarato obiettivo di "salire di categoria". E la qualità, quando è così evidente, non tarda a manifestarsi. Dopo una prima fase di studio in cui i Leoni sembrano poter tenere testa, la squadra di casa inizia a prendere in mano le redini del gioco. Non si tratta di un dominio schiacciante, la partita vive su un filo di sostanziale equilibrio, ma si percepisce una differenza sottile, quasi impalpabile. È la sicurezza nel palleggio, la rapidità di pensiero, la capacità di trovare l'uomo tra le linee. I bresciani hanno quel "qualcosa in più", quella scintilla che trasforma una buona squadra in una grande squadra.
Questa superiorità latente si materializza in modo devastante al sedicesimo minuto. Un'azione fulminea, nata da una rapida verticalizzazione che taglia in due la difesa vercellese. Il pallone arriva a Zennaro, che con un controllo orientato perfetto si crea lo spazio per presentarsi a tu per tu con Livieri. Il portiere della Pro può solo osservare la conclusione secca e precisa del calciatore bresciano che si insacca in rete. È un colpo secco, violento, che ammutolisce il settore ospiti e fa esplodere il Rigamonti. Uno a zero.
Un gol del genere, subito nel momento migliore degli avversari, avrebbe potuto spezzare le gambe e il morale a chiunque. Ma non a questa Pro Vercelli. Le bianche casacche dimostrano una solidità mentale encomiabile: accusano il colpo, barcollano per un istante, ma non si scompongono. Anzi, la reazione è veemente, orgogliosa. La squadra torna a macinare il proprio gioco, a credere nel proprio spartito tattico. Il pressing non diminuisce di intensità e, grazie a questa tenacia, i Leoni riescono a costruire due occasioni nitide per pareggiare i conti.
Prima è Comi, il faro dell'attacco, a trovarsi sulla testa il pallone del possibile 1-1, ma la sua incornata, seppur potente, trova la risposta attenta di Gori. Pochi minuti dopo, in seguito a un'azione concitata sviluppatasi da un calcio piazzato, è proprio il subentrato Coccolo ad avere la palla buona sui piedi. Il suo tiro, però, viene neutralizzato ancora una volta da un eccellente Gori, che si erge a baluardo della porta di casa, mantenendola inviolata con due interventi decisivi. La Pro spinge, ci crede, ma il muro bresciano regge.
Quando la prima frazione di gioco sembra destinata a concludersi con il minimo scarto, il Brescia decide di schiacciare nuovamente il piede sull'acceleratore. È il quarantatreesimo minuto, un momento psicologicamente cruciale del match. Con un gioco di prestigio, una combinazione rapida e imprevedibile, Vido si libera della marcatura e, con una freddezza glaciale, riesce a fulminare per la seconda volta l'incolpevole Livieri. Il due a zero è una mazzata terribile, un colpo da KO che arriva a un soffio dal riposo. Eppure, anche di fronte a questo doppio svantaggio, la squadra vercellese non si disunisce. Continua a lottare su ogni pallone fino all'ultimo secondo di recupero, pur senza riuscire a creare ulteriori pericoli per il portiere bresciano. Si torna negli spogliatoi con un passivo pesante, ma con la consapevolezza di essere ancora vivi e dentro la partita.
L'intervallo serve a riordinare le idee, ma la ripresa comincia sulla falsariga del primo tempo. La sceneggiatura non cambia: c'è una Pro Vercelli volenterosa, che tenta con tutte le sue forze di riaprire la contesa, e c'è un Brescia messo magistralmente in campo, solido, compatto, che non concede il minimo spazio e neutralizza ogni iniziativa dei Leoni. La squadra di casa gestisce il vantaggio con la maturità delle grandi, chiudendo ogni varco e impedendo alla Pro di sviluppare il suo consueto gioco fatto di trame rapide e inserimenti.
Il Brescia, non pago del doppio vantaggio, vuole chiudere definitivamente la partita per evitare brutte sorprese. Al 61esimo, l'occasione per il tris capita sui piedi di Cisco. La sua conclusione a botta sicura sembra destinata a gonfiare la rete, ma il destino, per una volta, sorride alla Pro Vercelli: il pallone si stampa con violenza sul palo, con Livieri ormai battuto. È un brivido che corre lungo la schiena dei tifosi vercellesi, un segnale che, forse, la speranza non è ancora del tutto perduta.
Mister Santoni capisce che è il momento di rischiare il tutto per tutto. Attinge dalla panchina, inserendo forze fresche per cercare di cambiare l'inerzia di un match che sembra scivolare via. Pian piano, con coraggio e un pizzico di disperazione, le bianche casacche alzano il proprio baricentro, spostando il fulcro del gioco stabilmente nella metà campo avversaria. È un assedio generoso, ma che fatica a produrre veri pericoli. Il Brescia è un blocco di granito in difesa: ogni cross viene respinto, ogni tentativo di imbucata viene letto con anticipo. Riuscire ad arrivare alla porta difesa da Gori risulta un'impresa ardua, quasi impossibile.
Questa spinta offensiva, tuttavia, ha un rovescio della medaglia inevitabile: la squadra si allunga, si sbilancia, e concede praterie alle ripartenze avversarie. Ad ogni minimo errore in fase di impostazione, ad ogni palla persa banalmente a centrocampo, il Brescia riesce a ribaltare l'azione con una facilità disarmante. I contropiedi dei padroni di casa sono lame affilate che tagliano il campo, ma la difesa della Pro, pur sotto enorme pressione, riesce in qualche modo a chiudere ogni tentativo, a metterci una pezza con interventi affannosi ma efficaci. In questa fase, gli spalti del Rigamonti si animano, il tifo per i beniamini di casa si fa assordante, quasi a voler spingere i propri giocatori a sferrare il colpo del KO.
Dopo tanta pressione e innumerevoli tentativi, quel colpo arriva. Al 69esimo minuto, il Brescia chiude la pratica. L'azione è l'emblema della serata: un recupero palla a centrocampo, una transizione velocissima e il pallone che arriva a Spagnoli, il quale non perdona. È un tre a zero che sa di sentenza inappellabile. La partita, di fatto, sembra ormai chiusa. Eppure, la Pro non demorde. Anche sotto di tre gol, con le gambe pesanti e il morale a terra, i ragazzi di Santoni continuano a correre, a lottare, a onorare la maglia fino alla fine, cercando almeno il gol della bandiera che possa rendere meno amaro il passivo.
Ma la serata, già difficile, è destinata a concludersi con l'epilogo più amaro e crudele. I minuti di recupero, anziché portare al triplice fischio liberatorio, si trasformano in un calvario. La stanchezza, la frustrazione e la voglia di segnare a tutti i costi lasciano la Pro Vercelli completamente scoperta. Il Brescia, spietato, ne approfitta e, in un amen, segna altre due reti, portando il risultato finale su un pesantissimo e umiliante 5 a 0. Un punteggio che, a guardarlo sul tabellone, dipinge il quadro di una disfatta totale, di una partita a senso unico.
Eppure, chi ha visto la partita sa che non è così. Il risultato finale è bugiardo, una punizione eccessiva per una squadra che, per almeno settanta minuti, ha giocato ad armi pari, ha creato occasioni e ha messo in difficoltà una pretendente alla promozione. Paradossalmente, e qui sta la vera chiave di lettura della serata, quella del Rigamonti rimane una prestazione positiva per la Pro Vercelli. Positiva non nel punteggio, ovviamente, ma nell'atteggiamento, nell'identità di gioco, nel coraggio mostrato. La squadra ha dimostrato di avere un'idea chiara, un gioco riconoscibile che, seppur con ingenuità da limare e meccanismi difensivi da perfezionare, avrà molto da dire durante questo campionato.
Cadere a Brescia, contro questo Brescia, ci può stare. Ciò che conta è come si cade. E la Pro Vercelli è caduta in piedi, lottando, a testa alta. Da questa amara lezione, i Leoni possono e devono trarre la forza e la consapevolezza per costruire il proprio futuro.
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