Corte d'appello
di Michela Giuliani
22 Marzo 2025 14:59
Salvatore Malfi
Non doversi procedere per i reati, ormai prescritti, legati alla gestione dell'accoglienza dei migranti in provincia, tra il 2014 e il 2016, nei confronti dell'ex prefetto di Vercelli Salvatore Malfi e delle funzionarie della Prefettura Cristina Bottieri e Lucia Castelluccio.
Diminuzione di pena per l'ex prefetto Malfi, per le condotte nei confronti della domestica: da 5 anni e 6 mesi, oltre a 1500 euro di multa, a 4 anni e 700 euro di multa.
E’ la sentenza emessa giovedì 20 marzo, dalla Quarta Sezione della Corte di Appello di Torino, in seguito ai ricorsi presentati, per il caso della gestione di migranti, da una parte dalla Procura di Vercelli per tutti gli imputati e, dall'altra, dai difensori di Bottieri e Castelluccio, rispettivamente gli avvocati Angela Malerba e Massimo Mussato. Solo loro due, in primo grado, il 29 settembre 2022, erano state condannate dal Tribunale di Vercelli (il collegio era presieduto da Enrica Bertolotto, a latere Luca Dall'Osta e Mariaelena Crivelli): Bottieri a un anno e 6 mesi per rivelazione di segreto d'ufficio, Castelluccio a 2 mesi per favoreggiamento.
Confermata l’assoluzione per l’ex viceprefetto Raffaella Attianese, difesa da Roberto Rossi e per Gianluca Mascarino, responsabile della Obbiettivo Onlus, la cooperativa che gestiva alcune strutture di accoglienza, assistito da Andrea Corsaro. Per entrambi all’inizio dell’udienza, il pm Michele Pretti ha ritirato il ricorso.
Avevano presentato appello anche i legali di Malfi, Roberto Scheda e Oliviero Mazza, per la pena inflitta all'ex prefetto, ritenuto responsabile di estorsione e stalking nei confronti della domestica. Su delega del procuratore generale di Torino, l'accusa è stata sostenuta dallo stesso pm di primo grado, Pretti, nel 2022 sostituto procuratore a Vercelli.
«La dichiarazione di intervenuta prescrizione ribadisce il principio di innocenza - commenta l'avvocato Massimo Mussato - L'appello che si era interposto aveva un fondamento assai significativo anche nel merito della vicenda, ma la giurisprudenza prevede che in questi casi la dichiarazione di estinzione del reato prevalga sull'esame concreto dei fatti. La mia assistita esce da questo processo ribadendo I'assoluta estraneità ad ogni forma di irregolarità della propria condotta». Per il caso della domestica, i giudici di Vercelli avevano ritenuto di derubricare una delle accuse rivolte all'ex prefetto: da maltrattamenti a stalking. Il collegio, nella sentenza aveva ritenuto Malfi responsabile di aver fatto lavorare la donna in nero, respingendo le richieste della stessa domestica in malo modo, anche con insulti, quando lei aveva chiesto conto della propria posizione.
Non solo: le aveva cambiato il trattamento retributivo in maniera unilaterale senza darle spiegazioni e approfittando della sua posizione di forza. A Malfi erano state riconosciute le attenuanti generiche, controbilanciate dalle aggravanti, vista la reiterazione dei fatti ai danni della domestica, che si era costituita parte civile, assistita dall'avvocato Francesca Orrù. Dalla donna, secondo i giudici vercellesi, il prefetto aveva ottenuto un vantaggio economico sapendo di tenere una condotta illegittima. Da qui la condanna per estorsione.
La Corte di Appello di Torino, su richiesta del pm, ha nuovamente rubricato il reato di maltrattamenti (al posto dello stalking) nei confronti dell'ex prefetto, ritenendo però, alcuni episodi di estorsione condotte non determinanti. Ha così deciso la diminuzione della condanna a 4 anni e 700 euro di multa. I giudici della Quarta Sezione hanno inoltre disposto la trasmissione di copia della sentenza al Ministero dell'Interno. Il deposito del dispositivo è previsto tra 90 giorni.
Per quanto subito, a favore della domestica, il Tribunale di Vercelli aveva già deciso una provvisionale di 10mila euro, rimandando a una causa civile la definizione complessiva del risarcimento del danno. «Rispettiamo la sentenza - è il commento dell’avvocato Scheda - ma non la condividiamo. Attenderemo il dispositivo e presenteremo appello alla Corte di Cassazione».
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