cerca

Airi

"Le importazioni di riso da paesi extra Ue sono una minaccia per il settore"

Il trend di aumento è confermato anche dai dati provvisori dell’attuale campagna

Riso

Le importazioni di riso già confezionato all’estero e pronto per essere direttamente venduto al consumatore europeo rappresentano la più grande minaccia per il settore del riso comunitario.

A partire dal 2016/2017 abbiamo assistito ad un vero e proprio boom del fenomeno, con una crescita esponenziale che, da essere niente, ha portato oggi il riso confezionato a rappresentare il 30% di tutte le importazioni nell’Ue e il 20% di tutto il consumo comunitario. Parliamo, nella campagna 2023/24 di circa 470.000 tonnellate di prodotto coltivato, lavorato e confezionato in paesi terzi, che ha dimostrato di poter bypassare completamente la filiera europea e fidelizzare i canali distributivi. Per dare una dimensione concreta del problema, si consideri che in Italia, nella campagna 2023/24, si sono consumate circa 400.000 tonnellate di riso: le importazioni di riso confezionato dimostrano di avere il potenziale quantitativo per coprire (e sostituirsi) al consumo di un intero Paese membro dell’Ue!

Inoltre, una costante attività di analisi dei flussi di importazione, ci ha permesso di riscontrare che sebbene negli ultimi due anni le importazioni complessive dell’Ue siano diminuite, il riso confezionato ha continuato a crescere nonostante la tendenza generale opposta, dimostrando resilienza. Il trend di aumento è confermato anche dai dati provvisori dell’attuale campagna di commercializzazione 24/25 a confronto con lo scorso anno.

Siamo in presenza di un fenomeno che mette i nostri operatori in una posizione di svantaggio competitivo rispetto agli esportatori dei paesi terzi, che hanno costi produttivi decisamente inferiori. A fronte di ciò, il riso confezionato e pronto per lo scaffale viene importato alle medesime condizioni tariffarie del riso sfuso, senza che vi sia un dazio che riconosca il valore aggiunto del confezionamento e attraverso canali che non consentono un capillare controllo di qualità e salubrità sulla merce importata che invece caratterizza l’operato delle industrie comunitarie.

Tutto ciò rischia di determinare:

  • Nel medio periodo, un ridimensionamento dell’industria europea, con ricadute su tutta la filiera che vedrebbe indebolirsi una figura essenziale per la commercializzazione e la promozione del prodotto comunitario.
  • Nel lungo periodo, una progressiva sostituzione della produzione interna con riso già confezionato di altre origini. Tra i principali esportatori di riso confezionato, oltre alla Cambogia, vi sono infatti India, Tailandia, Pakistan e Vietnam, che producono varietà sempre più apprezzate dai consumatori, come il Basmati o il Fragrant e che potrebbero prendere il sopravvento rispetto ai consumi tradizionali.

Riteniamo che, per la particolare offensività e per i rischi evidenziati, le importazioni di riso confezionato debbano essere trattate in modo distinto e specifico rispetto al tema importazioni in generale, e come Associazione siamo in prima linea nel sottolineare la necessità di una forte iniziativa politica ad hoc che possa fungere da argine ad un fenomeno che rischia di pregiudicare l’interna filiera del riso europea. Purtroppo, al momento stiamo riscontrando una certa distanza da parte di istituzioni nazionali e comunitarie su questo tema.

Airi - Associazione industrie risiere italiane

 

Commenti

Condividi le tue opinioni su La Sesia

Caratteri rimanenti: 1500