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L'aneddoto

“Con Pizzul, verso la Pro Vercelli, a bordo della mia Fiat Brava”

Il ricordo del grande giornalista Rai che ha affascinato con la sua voce unica

Bruno Pizzul

Un momento della presentazione al Dugentesco con Bruno Pizzul

“Gentile, affabile, competente: ma questo, lo sappiamo, non lo dico solo io. Semmai, lo posso solo confermare con la tristezza nel cuore. E poi, durante la cena che suggellava il nostro straordinario evento, riuscì a trasformare la tavola in un piccolo, delicato simposio tra amanti della storia del calcio”.

A ricordare così, il telecronista Rai Bruno Pizzul, scomparso la mattina del 5 marzo 2025, è il collega e scrittore, nonché nostro storico collaboratore de La Sesia Bruno Casalino. L’evento citato è il memorabile vernissage dei volumi “Il Grande Libro e Grande Album della Pro Vercelli”, di cui Bruno fu coautore insieme a Paolo Sala e al sottoscritto, che si svolse in un Salone Dugentesco tutto esaurito in ogni ordine di posto.

Alla presentazione, fissata per le ore 18 di martedì 22 settembre 1998, intervennero tutti gli amanti della Pro Vercelli: autorità, i calciatori che indossarono la casacca bianca, i dirigenti della Pro di allora (Ottavio Trucco, Chiaffredo Gallo e Nino Prunelli), il santhiatese Roberto Brambilla della GS Editrice, illuminato patron del progetto. I tre volumi portavano infatti le prestigiose firme in prefazione dell’indimenticato giornalista cantore della vercellesità (e non solo) quale fu Francesco “Cecco” Leale (a cui la serata fu dedicata, essendo scomparso una settimana prima, il 14 settembre), un eccezionale cronista, poeta e scrittore appassionato e competente quale Darwin Pastorin (già ai tempi tra i ‘totem’ di Tuttosport) e appunto il grande Bruno Pizzul. Di chiedere al telefono se Pizzul avesse piacere di firmare il primo volume dell’opera dedicata alla storia delle Bianche Casacche, fu incaricato io. Sin da subito, Bruno si dimostrò non solo gentilissimo, ma sinceramente ammiratore delle gesta dei Leoni. “Allora Alex, mi passi a prendere tu, a Milano, verso le quatto e mezza di pomeriggio?”. Rispondere al maestro non poté essere che un piacere assoluto.

Quel giorno, nell’appropinquarmi a via Losanna, una traversa di Corso Sempione, proprio a due passi dalla celeberrima sede Rai dove lavorava e raggiungeva ogni giorno in bici, ma guidando sui marciapiedi (“ per sicurezza”, mi svelò), mi assalì più di una giustificata emozione. Pizzul scese al volo da casa e da vero ex campione riuscì subito ad intrufolarsi – nonostante la lunghezza delle sue leve – all’interno dell’abitacolo della mia “Fiat Brava 5 porte ELX a Gpl, blu ink metallizzato fiammante”, con tanto di immancabile arbre-magique alla vaniglia come si usava allora, sul cruscotto.

Neanche un millesimo di secondo, che Pizzul mi mise subito a mio agio, con la sua voce calda e unica: “Ehh, però, bella questa auto di questo colore: così non ne avevo ancora mai viste!” (lo so, lo: la frase ve la siete sentita pronunciare con la sua cadenza, mentre l’avete letta, ndr). E poi, che bei sedili di velluto”.

Ora. Era chiaro che a me, giovane giornalista di bottega alle prime armi, a bordo di un’auto tutto fuorché glamour, tutto ciò non fece che rilassare, iniziando subito a parlare di Fiat e di automobili. Arrivare a toccare l’argomento Ferrari (nel 1998 non vinceva un Mondiale dal 1982-83 e si confidava in Schumacher), fu un attimo. “Seguo ovviamente anche io la F1, ma spesso non riesco a vedere i Gp, perché in contemporanea a me tocca occuparmi di altro, come ben sai”, spiegò Bruno. Che iniziò ad inanellare una sorta di complimenti riguardo a quegli innovativi libri sulla Pro di cui aveva accettato di diventare in un certo senso testimonial, che ancora oggi, non sarebbe difficile diventare rossi in viso. Gli confessai la mia fede e le mie interconnessioni “di famiglia” per la Pro, per la Juve, ma soprattutto di essere un supertifoso di tutte le squadre italiane nelle Coppe e di come mi emozionai davvero nel sentirlo declamare la Coppa Campioni vinta dal Milan al NeuCamp contro lo Steaua Bucarest del 1999: una sorta di vera liberazione, in quanto la ‘coppa dalle grandi orecchie’ mancava di fatto dall’Italia da quella vinta proprio dal Milan sull’Ajax di Cruiyff nel 1969.

E poi, ancora, gli espressi il mio timore riguardo ad una ventilata nascita di una SuperLega Europea, che di fatto avrebbe estromesso i club più piccoli. “Facendo così calare - spiegavo candidamente - la caratura della vittoria di uno scudetto e quindi, anche e soprattutto di quelli vinti dalla Pro Vercelli”. Notare che si fosse ad inizio autunno 1998. Bruno, che mi chiese di dargli il tu (cosa che per altro non riuscii a fare mai), appuntò: “La SuperLega, non subito, ma prima o poi la faranno, mi dispiace deluderti, Alex”, notando un’espressione vagamente triste sul mio volto. “Però – aggiunse – tieni presente che una leggenda come quella della Pro Vercelli non solo non è più possibile che si ripeta, ma è altrettanto chiaro che non potrà mai essere né eguagliata, né dimenticata da nessuno: anzi, tu, Paolo Sala e Bruno Casalino avete davvero fatto un lavoro eccezionale, assolutamente meritorio, di cui sono orgoglioso di essere parte, anche se per una piccolissima porzione”.

Come abbia fatto a non commuovermi in quell’attimo, mai raccontato sin qui a nessuno per dovere di ovvio pudore (se non nel riferirlo, appena raggiunto il Dugentesco, ovviamente a Bruno e Paolo) non lo so neppure io.

So solo che di Pizzul, in questi giorni tutta Italia sta tributando non i soliti onori per la grandezza professionale, ma piccoli, grandi pezzi di puzzle che ne compongono (uso il presente volutamente, perché nessuno muore veramente mai, si trova solamente in un’altra dimensione) il carattere di un uomo colto, piacevole, che ha dimostrato di come si possa amare ogni aspetto della vita senza strafare, ma con stile, curiosità, generosità e approfondimento. Puntualissimi (friulano lui, con un piemontese alla guida, non avrebbe potuto esser diversamente) parcheggiammo la Brava proprio sotto al campanile del Sant’Andrea, dove i vigili ci stavano cortesemente tenendo un posto. Pizzul entrò al Dugentesco, sorprendendosi per la folla, salutato con un abbraccio da Darwin, dal sindaco Gabriele Bagnasco e dall’assessore alla Cultura del Comune Gianni Mentigazzi. Paolo S. e Bruno C. mi/si/vi guardarono negli occhi. Tanta fatica per ricostruire in un’opera che ora è data per scontata ma che ai tempi fece in un certo giurisprudenza nel settore, furono all’istante ripagati.

Da qui all’inizio, della presentazione, introdotta da un inappuntabile artista quale è Manuele Cecconello, fu sinfonia assoluta. Con la voce di Bruno Pizzul che parlava della Pro Vercelli, subito protagonista. A Paolo, Bruno e a me, di pizzicotti, nel frattempo, non ne arrivarono. Vuoi proprio vedere che sia stato tutto vero e non solamente un meraviglioso sogno?   

   

 

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