L'editoriale del direttore
di Francesco Amodei
8 Novembre 2024 07:30
Non vogliamo riaprire vecchie ferite, bensì mantenere vivo il ricordo di chi ha pagato con la vita un inaspettato e sconvolgente evento atmosferico e di quegli eroi che con le loro gesta hanno portato soccorso e conforto alle famiglie devastate dalla pioggia e dall'acqua dei fiumi. Queste pagine sono il segno indelebile della nostra volontà di rinnovare il dovere di non dimenticare.
Trent’anni fa, tra il 4 e il 6 novembre del 1994, il Piemonte visse uno dei momenti più drammatici della sua storia. Piogge torrenziali si abbatterono causando l’esondazione dei fiumi Po e Tanaro, che inondarono vaste aree del territorio di Vercelli, Torino, Alessandria, Asti e Cuneo. L’alluvione portò devastazione con 70 persone che persero la vita e altre migliaia che furono sfollate. Strade, ponti, case e attività furono quasi cancellate, mentre le immagini di città e paesi sommersi restano scolpite nella memoria di ognuno di noi. In quei giorni il Piemonte sperimentò un senso di fragilità e impotenza davanti alla forza della natura, ma anche una straordinaria solidarietà con volontari, soccorritori e semplici cittadini che si unirono nello sforzo comune di aiutare chi aveva perso tutto.
Oggi, a distanza di trent’anni, ricordare l’alluvione significa rendere onore alle vittime, ma anche riflettere su come il Piemonte sia cambiato e su cosa sia stato fatto per non sprofondare altre volte. Subito dopo il disastro furono avviati importanti interventi di messa in sicurezza del territorio, dalla manutenzione degli argini alla creazione di bacini di contenimento delle piene. Tuttavia, eventi estremi come le alluvioni del 2000 e del 2020 hanno mostrato che, allora come oggi, il rischio idrogeologico rimane elevato, anche a causa dei cambiamenti climatici che intensificano le piogge e aumentano la frequenza delle alluvioni.
Oltre alla memoria e al cordoglio, l’anniversario dell’alluvione del ’94 insegna che non si può abbassare la guardia. È necessario proseguire con gli interventi strutturali, ma anche promuovere una nuova cultura del territorio, fatta di prevenzione e sostenibilità. Il ricordo di quei giorni dolorosi, ma anche della rinascita, ci offre una lezione di speranza. Questo anniversario deve valere l'impegno collettivo di attenzione e dedizione per costruire centimetro dopo centimetro un futuro più sicuro e consapevole per le generazioni che verranno.
La Sesia ripropone su questo numero le sue pagine di martedì 8 novembre 1994, senza commentare, senza tracciare bilanci delle cose fatte e non fatte in questi 30 anni. Lo fa semplicemente per lasciare ad ogni suo lettore il tempo per ricordare nel proprio cuore quei giorni durante i quali molto è cambiato in ognuno di noi.
Lo speciale sul numero de La Sesia in edicola venerdì 8 novembre
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