Vercelli
di Francesca Siciliano
7 Agosto 2024 10:27
Grande ristoratore, imprenditore lungimirante e uomo determinato con la passione per il mare e per la conoscenza. Ma tanto altro ci sarebbe da dire: non è semplice, a chiunque lo si chieda, poter descrivere in poche parole ciò che è ed è stato Pietro Siviero, fondatore de “Il Giardinetto” di Vercelli. Sia a livello professionale che a livello personale.
Venuto a mancare a 87 anni, Pietro Siviero - per i suoi clienti "Piero" - ha rappresentato la “storia” della ristorazione vercellese. Una storia, che precisamente iniziò negli anni ’60: dopo aver lavorato nel rinomato locale “Buffet Stazione” di Novara, Siviero decise di trasferirsi a Vercelli aprendo il Bar Garibaldi con il fratello Graziano: “Voleva realizzare qualcosa di suo – racconta il figlio Daniele – Amava lavorare in mezzo alle persone”. Poi, nel 1972, Siviero con la determinazione e la volontà che lo hanno sempre accompagnato, aprì il Bar Nazionale che da bar/tavola calda divenne un ristorante: “Era un locale innovativo e all’avanguardia, dove si cucinava sul momento davanti ai clienti" afferma Daniele. In tanti ricordano ancora la coda che si formava fuori dal locale, "quasi fosse uno status quo". E proprio in questi anni la moglie di Piero, Renata si rivelò un’ottima cuoca: “Iniziò tutto quasi per scherzo – racconta il figlio – mia madre cominciò a cucinare, convinta da mio padre, poiché in quel periodo mancava il cuoco”. E da lì Renata proseguì la sua carriera, come avverrà in seguito anche per i figli Daniele e Roberto, oggi chef e maître di sala.
Giungiamo quindi al 1988 quando la famiglia Siviero aprì l’hotel ristorante “Il Giardinetto”, definito in quegli anni da La Sesia “un’oasi in città”. A contraddistinguere il locale infatti era l’ampio ed elegante spazio verde, spesso meta di attori e di sportivi: era una location molto diversa dal Bar Nazionale e il cui avvio poteva spaventare, ma che con lungimiranza Pietro Siviero portò a diventare un rinomato e importante ristorante.
Un'attitudine al continuo miglioramento che lui aveva anche nella vita di tutti giorni: “Ricordo mio padre come un uomo deciso – racconta Daniele – Era molto fantasioso e ricco di idee: aveva anche una sua officina in cui realizzava oggetti. Credo che queste qualità lo abbiano aiutato molto nel suo lavoro. Era inoltre una persona rigida, ma con una grande intelligenza e conoscenza: leggeva sino a due libri a settimana e aveva sempre una risposta per ogni quesito”. Un uomo discreto che ha amato la sua famiglia e con una grande passione: “Per il mare e per la barca. Se dovessi raccontare chi era mio padre lo farei con questa foto (in cima all'articolo ndr) che lui stesso amava” conclude il figlio Daniele.
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