associazione progetto endometriosi
25 Marzo 2024 12:03
Una grande notizia per le donne che soffrono di endometriosi: alcuni farmaci contenenti il principio attivo “Dienogest” per la terapia di prima linea, sono state inserite nella fascia A del sistema sanitario nazionale e saranno quindi rimborsabili. Un passo avanti nella lotta contro questa malattia cronica che colpisce circa il 10% delle donne in età fertile. L’Associazione progetto endometriosi (APE), da oltre 18 anni, è impegnata nella difesa dei diritti delle donne con endometriosi, nella consapevolezza che l’informazione sia l’unica prevenzione ad oggi possibile.
Accoglie con molta soddisfazione la notizia: «Siamo felicissime – commenta Jessica Fiorini, vicepresidente dell'APE - la rimborsabilità di questi farmaci per l'endometriosi è una vittoria importante per le donne che combattono la malattia e si tratta di un primo cambiamento significativo nell’accesso alle cure. La nostra associazione si è sempre battuta per questo obiettivo e continuerà a lavorare per migliorare la vita delle donne con endometriosi. La strada è ancora lunga, ma è un passo in avanti fondamentale, insieme possiamo fare la differenza».
«Un risultato considerevole – commenta il professore di clinica ostetrica e ginecologica dell’università di Cagliari, Stefano Guerriero - ma è fondamentale che le pazienti continuino a seguire la terapia affidata loro dal proprio ginecologo. Non tutte possono o devono assumere farmaci con dienogest».
Annalisa Frassineti, presidente dell’associazione, aggiunge: «La rimborsabilità di questi farmaci rappresenta un traguardo importante, ma non è l'unica sfida da affrontare. L'APE continua a impegnarsi per aumentare la consapevolezza sull'endometriosi, promuovere la ricerca migliorando la diagnosi e la cura della malattia e sostenere le donne offrendo loro supporto e informazioni. Con l’impegno di tutti, possiamo dare speranza alle donne che convivono con questa patologia».
Che cos’è l'endometriosi? È una patologia spesso sottovalutata e dai sintomi subdoli, come dolore pelvico, durante le mestruazioni e nei rapporti sessuali, infertilità e affaticamento cronico. È un’infiammazione cronica, la cui diagnosi può essere difficile e richiede tempo, il ritardo diagnostico va dai 5 agli 8 anni, con un impatto significativo sulla qualità della vita di coloro che ne soffrono. In Italia colpisce circa il 10% della popolazione femminile in età fertile, anche se i dati sono estremamente parziali e probabilmente sottostimati. L'accesso alle cure adeguate è per questo fondamentale, accanto all’informazione che crea consapevolezza.
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