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“La Zona Di Interesse”

Tre vercellesi nel film Premio Oscar

Nel film si parla di un (drammatico) match in cui giocarono Piola, Ferraris II e Depetrini

Italia Spagna 1942

Le pagine de "Il calcio illustrato" con le immagini della partita

Nell’interessante articolo uscito recentemente sul Corriere della Sera firmato da Alessandro Fulloni, si analizza meravigliosamente il meta-significato della partita citata nel film Premio Oscar, per il miglior film non americano, “La zona d’interesse”.

La pellicola del regista Jonathan Glazer, stridente per come tratteggi spietatamente la sua apparente e “normale normalità” dei giorni vissuti dalla famiglia del comandante del lager di Auschwitz Rudolf Höss in un’elegante villa accanto al campo di sterminio, ha un momento in cui alla radio si parla della partita Italia-Spagna disputatasi a San Siro il 19 aprile 1942, con gli Azzurri di Pozzo presentati dallo speaker come “una squadra fortissima” e con la considerazione di come “la Spagna non sia più quella di una volta”.

Il discorso sul riferimento a quella gara è aperto alla più disparata delle interpretazioni, che vanno da come si possa davvero vivere quella atroce spensieratezza rappresentata dall’interessarsi ed ascoltare un momento di sport, quando invece si vive accanto a degli splendidi gerani in fiore perché concimati dalle ceneri umane prodotte nelle camere a gas, così come al far narrativamente presente – da parte dell’autore – che si stessero sfidando proprio due delle nazioni alleate ad Hitler (una in guerra, con leggi razziali in corso, ma anche bicampione del mondo di calcio, l’altra astenutasi e sotto l’egida del dittatore Franco), come appunto lo erano Italia e Spagna nel 1942. Fin qui, l’analisi socio-politico e artistico della pellicola.

Il pezzo di Fulloni prosegue con la trattazione di Pozzo come ct creduto a lungo molto accostato al fascismo, in realtà, anche partigiano attivo nella Resistenza, che spiega (attraverso le stesse parole del ct azzurro) come quell’Italia-Spagna (terminato 4-0) come sia stato “l’ultimo grande incontro di calcio del periodo bellico”. Ebbene, di quella gara così crocevia per un periodo per la Storia del ‘900 tre vercellesi furono assoluti protagonisti. Il primo è il giocatore simbolo assoluto di quell’epoca sportiva: Silvio Piola in forza alla Lazio, che segnò la terza rete; il secondo è il granata Pietro Ferraris II (a segno per il 2-0), il terzo è il fortissimo centromediano Baldo Depetrini della Juventus, che oltre ad aver indossato come gli altri due la casacca bianca della Pro Vercelli, la allenò pure per due volte (1952-1954 e 1961-1962), come si suol dire “col cuore in mano”. Giocatori e uomini davvero eccezionali che pensate - potessero essere intervistati ora - quanti retroscena (anche e soprattutto extrasportivi) potrebbero svelarci.

Gli altri azzurri di quell’Italia-Spagna? Veri e propri miti, al pari dei nostri tre vercellesi: Foni, Andreolo, Biavati, Loik, Valentino Mazzola. L’11 Azzurro che scese in campo fu infatti questo: Griffanti, Foni, Rava, Depetrini, Andreolo, Campatelli, Biavati, Loik, Piola, V. Mazzola e Ferraris II. Pochi giorni prima, l’Italia aveva avuto ragione con un gemello 4-0 della Croazia, in un match disputato a Genova il 5 aprile ‘42, con Ferraris II ancora in gol.

Quell’Italia-Spagna è rilevante (e drammatica) anche e soprattutto perché sarà l'ultima uscita della Nazionale nel periodo bellico: i tragici avvenimenti che seguiranno porteranno infatti di lì a poco alla sospensione di tutte le attività sportive, con l’Italia divisa in due: a sud con gli Alleati in arrivo, il Nord diventato da un giorno all’altro “Repubblica Sociale Italiana”. Per il giuoco del pallone, ci sarebbe stato poco spazio, sebbene con il Campionato di Guerra “Alta Italia” 1943-44, vinto a sorpresa dai Vigili del Fuoco La Spezia sul (Grande) Torino Fiat, si fosse (forzatamente) cercato di portare un filo di distrazione per quei pochi che poterono se non assistere, trovare almeno spazio nel proprio cervello per parlare di gol e fuorigioco, sotto bombe, morti, fame e macerie.

La nostra Nazionale tornerà ufficialmente a giocare addirittura 3 anni e mezzo dopo la gara di Milano citata nel film “La zona di interesse”, ovvero l'11 novembre 1945: invitata dalla Federazione Svizzera in sostituzione della Spagna, Nazionale contro cui quella helvetica aveva in realtà programmato la gara, ma a cui non fu possibile raggiungere Zurigo. A quel punto, l'invito di riserva fu rivolto alla Nazionale Italiana di Pozzo, con la quale la Federcalcio elvetica aveva comunque sempre continuato ad avere buoni rapporti. L'annuncio della gara anticipò sul tempo, quasi forzatamente, la riunione dell'Esecutivo della FIFA, convocato per il giorno prima e ovviamente senza i rappresentanti delle Federazioni Calcistiche delle Nazioni sconfitte (Germania, Giappone, Italia). Con la nostra Nazionale che stava arrivando a Zurigo per giocare, la FIFA sancì dunque l'esclusione temporanea dalle competizioni di Germania e Giappone, lasciando in extremis all'Italia la possibilità di riprendere il suo cammino, grazie ai meriti della Resistenza. A Zurigo, Stadio “Hardturm”, dove giocava il Grasshopers (ora di stanza all’ Letzigrund Stadion), quel match con gli Svizzeri allenati da un certo Karl Rappan finì 4-4 e Pozzo decise di schierare cinque esordienti, tra cui il vercellese in forza al Torino Eusebio Castigliano, accanto ai grandissimi Ferraris II e l’inossidabile Piola, che siglò la rete inziale al 3° minuto su rigore.

Come dire, quasi impossibile scindere la Grande Storia da quella del Pallone. Oggi, come allora.

 

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