Serie C2 Girone A
di Alex Tacchini
11 Marzo 2024 10:39
La squadra sotto la curva dopo la sconfitta con il Legnago Salus
Qualsiasi compagine che, improvvisamente perda 7 gare negli ultimi 11 confronti con gli avversari, lascia legittimamente spazio a più di una considerazione e logici tentativi di risoluzione. Possibilmente sereni e diretti ad unico, obiettivo condiviso.
L’importante è che le mosse, chiunque le assuma, siano efficaci e reattive. Il resto non conta. Il cul de sac in cui è finita la Pro Vercelli da inizio anno solare (squadra che - ricordiamo - si è salvata la scorsa stagione ‘22-23 grazie sì ad una gagliarda prestazione a Lecco dei ragazzi di Massimo Gardano, ma anche al contemporaneo e benedetto successo del Padova a Mantova all’ultima giornata), è sotto agli occhi di tutti. Personalmente, riteniamo come una onorevole Terza Serie Professionistica sia - al momento – se non un lusso, l’habitat naturale e più che alla portata per questa dirigenza per una Pro Vercelli che nei sogni tutti vorremmo in B, se non addirittura in A.
Sta di fatto che, dal 1949 al 2024, in Serie Cadetta ha disputato appena 5 campionati (su 75). Per cui, lamentarsi troppo è più che naturale, ma per farlo ci vorrebbero alternative concrete e strutturate (l’immaginare e l’augurarsi polemicamente il ritorno in Promozione o in D per tirare la riga è quindi a dir poco atteggiamento ‘tafazzistico’, seppur dettato da una comprensibile disperazione per quanto sta avvenendo) per assumere il timone di via Massaua. Chi parla così, forse, ai tempi del 1990-91, qualcuno non c’era, a soffrire per le trasferte – pure poco fortunate (!) - di Crescentino, Oleggio e Trecate (e i tornei successivi). Non vediamo, al momento, lunghe code di tycoon in stile Como davanti al portone grigio che tutti bene conosciamo (l’altro, è stato distrutto 14 anni fa, ma questa è tutta un’altra storia). È ipotizzabile alle viste un cambio (o affiancamento, o cessione) di timone, come è noto, più o meno ventilato. Queste però sono storie che potranno e dovranno essere narrate (o smentite) da giugno in poi. Perché chi ci segue, lo sa. Non siamo di natura, tra coloro né che accusano, né puntano il dito. Tentare dunque un’analisi (o il fare il punto), invece è possibile, se non doveroso. E allora, benevolmente, “spariamo”.
Una cosa, tra le tante, è poco chiara: nel girone di andata, con Comi a disposizione (seppur in via di guarigione da un brutto infortunio alla caviglia), Nepi era titolare e i gol in qualche modo arrivavano. Ora che Comi è passato al Crotone, il buon Alessio (unico centravanti puro in rosa) è stato decisamente sottoutilizzato, a beneficio di Rojas, che però ha ben altre caratteristiche che andrebbero maggiormente valorizzate. Scelta imposta o puramente tecnico-tattica? In entrambi i casi, ci appare comunque errata, se non perlomeno discutibile. Al netto di dati che non sappiamo e non possiamo anche sapere, o che comunque non vengono spiegati o fatti spiegare (anche una piccola informazione, si sa, può far cambiare tutta l’impalcatura di un assunto, per quanto razionale inizialmente esso sia). Così come il lasciare inizialmente in panchina Mustacchio (al netto di motivazioni fisiche che non conosciamo e comunque rispettiamo), l’unico senatore rimasto. E si sa, quanto questi tipi di giocatori, soprattutto in momenti come questo, incidano in uno spogliatoio.
È un caso, se dal 5’ della ripresa (ingresso di entrambi), la manovra sia sensibilmente migliorata? E ancora: le voragini a cui la mediana “a tre” (Iotti che tira logicamente il fiato, Santoro discontinuo, Haoudi spesso avulso, se non irriconoscibile) espone puntualmente la difesa bianca sono ormai sotto agli occhi di tutti? Insomma. L’ha prescritto il medico di non poter cambiare disposizione tattica al fine di coprire e coprirsi un po’ di più, ponendo fine a questa drammatica emorragia di reti incassate? Ultima annotazione: scorrendo i nomi sulla panchina dei Leoni, figlia di un mercato di gennaio a dir poco rischioso (la scelta di schierare Sarzi - fuori ruolo - al posto di Citi allo ‘Speroni’, ne è uno dei tanti esempi), sono davvero rare e rarefatte le scelte che mister Dossena può operare per migliorare il suo 11 iniziale a gara in corso: proprio per questo, occorre non sbagliarlo. Ultimo ma non ultimo: il silenzio assordante della dirigenza non fa che alimentare l’ala più disfattista (leggi amorevolmente preoccupata) tra i tifosi (che sono pur sempre tifosi e quindi amano la Pro, ognuno col suo ‘sentiment’). Un po’ di chiarezza, qualche parola (e qualche scelta, come il potenziale innesto last-minute di uno svincolato, è vista come la più candida delle utopie, eppure Galabinov ora è un tesserato del Lumezzane, non del Paris Sain-Germain; ci vorrebbe un…Costantino, insomma) si imporrebbero in momento di una stagione assai delicato come questo.
Chiediamo.
Giusto così, per non rimanere poi tutti soli con il classico cerino (non Cerano, come in quel nel 1990-91) in mano.
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