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La protesta

Anche gli agricoltori vercellesi tra i 20.000 di Roma

Contestazioni verso le decisioni della Commissione europea

Roma protesta agricoltori

Un momento della manifestazione a Roma

Trattori in strada: incalza la protesta composta degli agricoltori. In 20.000 ieri a Roma, provenienti da tutta Italia: tra questi alcuni agricoltori vercellesi.

«Andrò a Roma perché uno in più fa sempre comodo, perché se stessi a casa sarei uno in meno, perché credo in quello che faccio, perché sono stanco di lamentarmi seduto comodamente a casa mia o in qualche bar di paese, ci andrò con il tricolore sulle spalle e non con un solo colore da ostentare, ci andrò perché a parlare sono bravi tutti. Ci andrò perché c’è il mio collega: dalla Lombardia, dal Veneto, dalla Campania, della Sicilia, pure dall’Emilia e dalla Calabria. Ci andrò perché sono stufo di attendere che altri decidano per me» aveva spiegato Piero Mentasti referente per i vercellesi nelle mobilitazioni agricole di Vercelli e Novara, in un'intervista su questa testata la scorsa settimana.  

Da nord a sud per il futuro dell’agricoltura e della collettività. Una contestazione apolitica e apartitica, né sindacale poiché commentano gli agricoltori dalle piazze “Chi dovrebbe rappresentarci non c’è”.  Importante per diversi motivi e specificità. «Vogliamo sapere cosa hanno deciso per il nostro futuro e quello di tutti noi. Vogliamo capire se necessita continuare a lavorare o fermarsi. Se hanno già predisposto un piano e noi non abbiamo più neanche la possibilità di un futuro certo nelle nostre aziende.  Noi siamo qui per capire quali sono le prospettive che abbiamo davanti e basta. Siamo esseri umani, non siamo esseri sintetici». Aveva proseguito Mentasti, con un chiaro riferimento alla così detta “carne coltivata” ovvero quella artificiale o appunto “sintetica”.  Senza entrare nel merito della produzione di questo  “novel food”, così come l’introduzione degli “insetti” a tavola come cibo del futuro che personalmente in chi scrive lascia spazio a diverse perplessità. Della serie “Non è buono ciò che è buono, ma è buono ciò che piace”.

Con uno sguardo più ampio, si può comprendere come la protesta portata avanti dagli agricoltori coinvolga tutti se poi quello che non funziona è riconducibile a speculazioni, se a guadagnare sono solo le multinazionali e a rimetterci sono gli agricoltori, quando produrre un bene costa di più del prezzo minimo di vendita, e le persone comuni quando vanno a fare la spesa devono fare i conti con i prezzi del “libero mercato”. E così anche il fronte di protesta e di riscatto agricolo vercellese ha partecipato ieri al sit-in di Roma con la grande manifestazione al Circo Massimo. Un segnale forte, per chiedere anche la rivalutazione della figura professionale dell’agricoltore. Da sempre il pilastro delle eccellenze dietro ai sapori unici sulle tavole italiane. Su “Green Deal” intanto l’avanzata dei trattori in tutte le principali piazze d’Europa ha spinto la Commissione Europea nei giorni scorsi a fare un primo passo indietro. Una prima vittoria per gli agricoltori.

“I nostri agricoltori meritano di essere ascoltati. So che sono preoccupati per il futuro dell’agricoltura e per il loro futuro. Ma sanno anche che l’agricoltura deve passare a un modello di produzione più sostenibile, in modo che le loro aziende rimangano redditizie negli anni a venire” ha affermato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Non solo in agricoltura ma la transizione ecologia dovrà avere anche una sostenibilità sociale. Due dimensioni: clima e lavoro per le quali servirà un alleanza per il futuro.

Intanto a Trino pesa anche la questione “Scorie nucleari”.

«Da noi, a Vercelli,  a quanto pare arriveranno le scorie nucleari e dubito che qualcuno vada poi a comprare il riso con la dicitura “Prodotto accanto al deposito di scorie nucleari"» aveva commentato ancora laconico Piero Mentasti. In un mondo globalizzato, risultata importante promuovere una spesa consapevole, e attribuire valore alle origini dei prodotti e delle materie prime, così come il lavoro italiano. Per questi motivi erano nate le sigle: DOC, DOCG, IGT, ecc, e perché non coniare allora una nuova sigla per il futuro riso vercellese: ironizziamo nella sua drammaticità, ovviamente.

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