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Incontri e visite

Profumo di storia fra Lenta e Rovasenda

Con “Castelli in cantiere” si vuole rilanciare il territorio

L'ingresso dell'antico Castello di Rovasenda

L'ingresso dell'antico Castello di Rovasenda

Recuperare il passato per rilanciare il territorio. Questo in estrema sintesi è l’obiettivo delle Amministrazioni comunali di Lenta e Rovasenda, che domenica 4 febbraio hanno dato il via all’iniziativa “Castelli in cantiere”.

Una giornata dedicata a spiegare alla cittadinanza il progetto di recupero e restauro del Monastero di Lenta, visitare le strutture storiche delle due località e, infine, raccogliere le idee dei partecipanti su come utilizzare gli spazi, coinvolgere le persone e stimolare il turismo.

Tre i monumenti oggetto di attenzione. Anzitutto il Castello Monastero di Lenta, un complesso fortificato, sorto fra l’XI ed il XII secolo, dimora delle suore di clausura dell’ordine benedettino fino al XVI secolo. Quindi, a Rovasenda, il Castello Nuovo, edificato nei primi del Novecento con forme e stile piemontese del Quattrocento. Infine, sempre a Rovasenda, il Castello antico, risalente al XII secolo, ancora oggi di proprietà della stessa famiglia originaria, i Signori di Rovasenda Biandrate, che ha assunto con la costruzione dell’imponente torre del Quattrocento la forma attuale. Riportare alla luce la storia di questi castelli significa far rivivere i fatti, ma anche le usanze, i mestieri, l’abbigliamento, i divertimenti e perché no, anche il cibo dell’epoca. Un’operazione culturale che può stimolare la partecipazione, la socializzazione, il turismo e l’economia della zona.

L’appuntamento in mattinata nella sala del Castello di Lenta. Qui le autorità comunali e i tecnici hanno presentato il progetto di recupero del Monastero/Castello, con l’obiettivo di ripristinarne l’originalità, in particolare del chiostro; servirà un dialogo continuo fra imprese, architetti, istituzioni. Quindi si sono svolte le visite guidate, durante le quali l’architetto Gabriele Ardizio ha commentato e ridato vita a questi luoghi suggestivi. Il pubblico ha potuto visitare il deposito, che sarà oggetto di lavori di restauro nel rispetto delle dimensioni e delle caratteristiche costruttive; si pensa di adibirlo in futuro a spazio espositivo.

Il Monastero era abitato dalle monache di clausura, che non potevano avere contatti con l’esterno, ma in pratica erano loro ad amministrare tutte le proprietà ecclesiastiche e a mandare avanti il Monastero, un ambiente a quei tempi confortevole e che oggi potremmo definire un resort. L’ampio magazzino era il centro produttivo, qui arrivavano i prodotti agricoli. Le badesse insomma erano vere imprenditrici, sapevano parlare il linguaggio della politica (provenivano in genere da famiglie nobili e potenti della zona, quindi avvezze al comando) e sapevano confrontarsi con i poteri esterni come le comunità di Lenta e della Valsesia. Nel Quattrocento il Monastero conosce il massimo splendore e l’edificio si trasforma in un castello fortificato, con tanto di camminamento di ronda e torre di sorveglianza. Una scelta dettata da ragioni di sicurezza nella turbolenta età tardo medievale, ma l’immagine fortificata del castello serviva a loro, in quanto donne, per essere rispettate nel loro ruolo di comando. Le badesse del monastero dunque sono figure ancora attuali, di riferimento e d’incoraggiamento per le donne che lottano per la parità di genere.

Nel pomeriggio la visita è proseguita nella vicina località di Rovasenda. Dapprima con la visita al Castello Nuovo, voluto da Casimiro di Rovasenda e progettato da Carlo Nigra ad inizio Novecento. Fu edificato sulle orme del Borgo Medievale del Valentino, cioè secondo l’idea di riproporre ciò che di meglio il Piemonte aveva saputo costruire in quell’epoca di grande splendore che è stato il Quattrocento. E’ un edificio frutto di una progettazione precisa, c’è il ponte levatoio, c’è anche una feritoia cieca, detta ‘traditora’, che si usava ai tempi per colpire i nemici, anche gli affreschi sono verosimili. Ma ciò che era utile nel Novecento non è stato mascherato o nascosto: così a fianco della sala da pranzo in stile storico, troviamo la stanza per fumatori con il soffitto Liberty, dove i signori si ritiravano a fumare dopo pranzo. Passato e modernità, un felice connubio.

Infine la giornata è proseguita con la visita all’antico Castello, che fu teatro di episodi storici. Nel 1413 fu posto sotto assedio dai Savoia, quindi i Signori di Rovasenda accettarono di passare sotto il loro dominio, ma nel giro di qualche decennio seppero entrare nelle grazie della dinastia sabauda ricoprendo funzioni importanti in ambito burocratico.  Il nucleo storico del castello risale al 1170, l’edificio ha assunto la sua fisionomia attuale nel Quattrocento, quando venne edificata l’imponente torre (nel 1460). La torre non sorse per scopi difensivi, fin dall’origine fu destinata a residenza della famiglia che, fatto straordinario, ancora oggi è proprietaria del castello. Sulla torre e nel palazzo sono presenti delle caditoie, che servivano a gettare addosso agli assalitori l’olio bollente o altro materiale, ma all’epoca fungevano più che altro da decoro ed abbellimento. Anche la piazza antistante al castello è armonica, la chiesa e gli altri edifici sono ben disposti. All’interno i visitatori hanno potuto entrare per la prima volta una sala oggetto di lavori e recuperata di recente, ed ammirare gli affreschi di inizio Seicento, pitture che riprendono il tema della colpa e del perdono, con raffigurazioni come la parabola del figliol prodigo.

Alla fine delle visite, dopo la merenda consumata nella sala del castello, a tutti è stata data la possibilità di esprimersi, di dare un contributo di idee su come utilizzare gli spazi e valorizzare le risorse del territorio. Sono emerse varie ipotesi, pertanto verranno predisposti diversi tavoli di lavoro con incontri periodici. L’obiettivo finale è recuperare territorio e storia, suscitare interesse e partecipazione del pubblico, avviare iniziative per attrarre turismo. 

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