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La protesta

Agricoltori sul piede di guerra, Mentasti: "Ora andremo a Roma"

Intervista al referente per i vercellesi nelle mobilitazioni agricole

Trattori protesta agricoltori

Agricoltori sul piede di guerra.

Una protesta pacifica ma in prima linea: apolitica e apartitica, né sindacale poiché commentano gli agricoltori dalle piazze “Chi dovrebbe rappresentarci non c’è”. Dopo Vercelli, Alessandria, Novara la protesta lunedì è arrivata anche a Biella e adesso il fronte agricolo punta verso la città eterna. Da nord a sud un coro sempre più forte per il futuro dell’agricoltura e della collettività. Obiettivo arrivare a Roma per incontrare le istituzioni e dare un segnale forte.

Gli agricoltori scesi in strada chiedono un futuro diverso, certezze e la rivalutazione della loro figura professionale. Da sempre il pilastro delle eccellenze dietro ai sapori unici sulle tavole italiane, a cui invece oggi si chiede anche di produrre di meno a favore della transizione ecologica.

Abbiamo incontrato e fatto il punto della situazione con Piero Mentasti, referente per i vercellesi nelle mobilitazioni agricole di Vercelli e Novara.  

Pietro Mentasti

- Mercoledì 24 gennaio trattori in strada anche a Vercelli, poi da lì?

Abbiamo fatto tanto da quel giorno, ma abbiamo fatto poco casino perché siamo rispettosi della legge. Siamo partiti da Larizzate, il mio allegro paesello, che un è po’ il simbolo di questa agricoltura che viene lasciata morire…

- Che cosa chiedete?

Non chiediamo soldi così tanto per… se mai  per essere ripagati del nostro lavoro. Siamo anche quasi stufi di sentire dire in televisione minimizzando i nostri sforzi che lo facciamo per avere il gasolio agevolato. Noi stiamo facendo questo perché vogliamo lavorare, lo facciamo perché ci teniamo alla terra e lo facciamo perché crediamo nel nostro lavoro, in quello dei nostri padri, di quello dei nostri nonni, eccetera… Vogliamo poter produrre bene.

- Invece vi trovate ostacolati dalla burocrazia?

Abbiamo una normativa che osserviamo tutti ma che non ci fa produrre. Questo per importare del prodotto dall’estero, che penso abbia poco a che fare con il nostro. E mi fa anche sorridere che una regione come l’Emilia Romagna dia 1500 euro all’ettaro a dei ragazzi per smettere di coltivare.  Non per coltivare… per smettere di farlo. Questo trovo sia una situazione paradossale.

Piero Mentasti fa riferimento all’intervento messo a bando dalla Regione Emilia Romagna “SRA26ACA26 Ritiro seminativi della produzione” approvato dalla Delibera di Giunta regionale n 2133 del 4 dicembre scorso. Da 500 a 1500 euro l’anno, per 20 anni, per ogni ettaro non coltivato: questa l’offerta per ridurre la produzione agricola a vantaggio degli obiettivi ambientali per mitigare i cambiamenti climatici, riducendo le emissioni di gas effetto serra.

- Dalla Romagna al Piemonte. Il territorio vercellese in questo momento è sotto ai riflettori per un'altra delicata questione, che per vicinanza riguarda anche i suoi campi, è corretto?

Da noi, a Vercelli,  a quanto pare arriveranno le scorie nucleari e dubito che qualcuno vada poi a comprare il riso con la dicitura accanto “Prodotto accanto al deposito di scorie nucleare. In un mondo globalizzato, oggi più che mai è importante promuovere una spesa consapevole, e attribuire valore alle origini dei prodotti e delle materie prime, così come il lavoro italiano. Per questo erano nate le sigle: DOC, DOCG, IGT, ecc, e perché non coniare allora una nuova sigla per il vercellese,  ironizziamo nella sua drammaticità, ovviamente.

- Dal nucleare all’Agrisolare?

E poi in altre zone c’è anche la questione dei pannelli fotovoltaici, certo.

- Prossima tappa:  Roma.

Si, andrò a Roma perché uno in più fa sempre comodo, perché se stessi a casa sarei uno in meno, perché credo in quello che faccio, perché sono stanco di lamentarmi seduto comodamente a casa mia o in qualche bar di paese, ci andrò con il tricolore sulle spalle e non con un solo colore da ostentare, ci andrò perché a parlare sono bravi tutti. Ci andrò perché c’è il mio collega: dalla Lombardia, dal Veneto, dalla Campania, della Sicilia, pure dall’Emilia e dalla Calabria. Ci andrò perché sono stufo di attendere che altri decidano per me.

- Quali risposte vorreste dalla classe politica?

Vogliamo sapere cosa hanno deciso per il nostro futuro e quello di tutti noi. Vogliamo capire se necessita continuare a lavorare o fermarsi. Se hanno già predisposto un piano e  noi non abbiamo più neanche la possibilità di un futuro certo nelle nostre aziende. Noi siamo qui per capire quali sono le prospettive che abbiamo davanti e basta. Siamo esseri umani, non siamo esseri sintetici.

Pietro Mentasti

Un chiaro riferimento alla cosiddetta “carne coltivata” ovvero quella artificiale o appunto “sintetica”.  Senza entrare nel merito della produzione di questo  “novel food”, così come l’introduzione degli “insetti” a tavola come cibo del futuro personalmente in chi scrive lascia spazio a diverse perplessità. Della serie “Non è buono ciò che è buono, ma è buono ciò che piace”. Detto ciò, con uno sguardo ampio, si può comprendere come la protesta portata avanti dagli agricoltori coinvolga tutti se poi quello che non funziona è riconducibile a speculazioni, se a guadagnare sono solo le multinazionali e a rimetterci sono gli agricoltori, quando  produrre un bene costa di più del prezzo minimo di vendita, e le persone comuni che quando vanno a fare la spesa si trovano a fare i conti con i prezzi del libero mercato.

 

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