Arcidiocesi
di Robertino Giardina
13 Novembre 2023 10:27
“L’insegnamento biblico suggerisce il principio della fraternità quale paradigma capace di illuminare ogni attività umana, agricoltura compresa: il mandato di coltivare e custodire la terra (cf Gn 2,15) coinvolge l’umanità a livello personale, familiare e in ogni forma di collaborazione con gli altri”.
Il Consiglio Episcopale Italiano introduce con queste parole il messaggio per la 73ª giornata del Ringraziamento che, tradizionalmente, viene celebrata la seconda domenica di novembre in tutte le Diocesi della Chiesa. Il tema di quest’anno, deciso dall’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, riguarda “Lo stile cooperativo per lo sviluppo dell’agricoltura”, mentre la scelta del luogo che ha ospitato le celebrazioni di questa giornata è ricaduta proprio sull’Arcidiocesi di Vercelli. Il programma previsto è stato molto corposo, con una mattinata, venerdì 11, dedicata ad un seminario di Studi all’Istituto Sacro Cuore, un momento di raccoglimento con la preghiera dei Vespri presso la Basilica di Sant’Andrea e la Celebrazione Eucaristica di domenica 12 novembre. Altri eventi collaterali sono stati organizzati da alcune associazione che hanno agito in partenariato e con il patrocinio del Comune e della Provincia di Vercelli. Per l’importanza che ha rivestito questo evento la S. Messa è stata trasmessa, in diretta nazionale Rai, dal Duomo di Vercelli ed è stata preceduta da una parte descrittiva che ha rivelato la bellezza paesaggistica, artistica e naturalistica del nostro territorio. La Celebrazione Eucaristica è stata officiata da monsignor Marco Arnolfo, Arcivescovo di Vercelli e concelebrata con alcuni sacerdoti tra i quali monsignor Stefano Bedello, vicario della Diocesi. Vista la solennità dell’evento la liturgia è stata arricchita dal coro della cattedrale, diretto magistralmente da monsignor Denis Silano.
“Un’occasione per lodare il Signore per il dono del fratello che condivide il nostro stesso lavoro, permettendo di vivere l’esperienza di comunità nell’attività agricola, non solo a livello familiare e aziendale, ma anche nello stile cooperativo”, sono parole dei Vescovi della Cei che legittimano la necessità di approfondire il tema di quest’anno. Così l’Istituto Sacro Cuore di Vercelli ha ospitato il seminario “Lo stile cooperativo per lo sviluppo dell’agricoltura” che ha visto la presenza di relatori di fama nazionale ed internazionale: Don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e del lavoro della CEI. Relazione: “La fraternità e i beni comuni nella fede cristiana”; Suor Helen Alford Op economista, decano delle Scienze Sociali presso l’Angelicum di Roma e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali; Francesca Costero, responsabile Servizio Cooperazione Internazionale Enaip Piemonte. Testimonianza Ris.Os.: “La coltivazione del riso per lo sviluppo della costa d’avorio”; Massimo Gargano direttore Generale Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.). Relazione: “La gestione dell’acqua in agricoltura”. Il seminario si è concluso con una tavola rotonda, moderata da Gianfranco Quaglia, direttore di Agromagazine, alla quale hanno preso parte i referenti di alcune associazioni: Acli Terra, Coldiretti, Fai Cisl, Feder.Agri-Mcl, Terra Viva.
La giornata è stata aperta da monsignor Marco Arnolfo che ha dato accolto i presenti sottolineando la clemenza del clima: “Benvenuti qui in questa terra del riso in una giornata felice di sole”. Poi i ringraziamenti: “Grazie davvero alla Commissione nazionale della pastorale sociale del lavoro, al Direttore e i collaboratori e alle associazioni che sono quelle che hanno organizzato questo incontro. Quindi davvero grazie per aver scelto questa città per questo momento di ringraziamento al Signore per i doni della terra; qui a Vercelli i monaci già nel 1400 hanno introdotto la coltivazione del riso e quindi ci hanno anche insegnato a cooperare in modo speciale con il Dio creatore che ci dona questi frutti della terra. I monaci avevano scoperto che questa zona della Pianura Padana, attraversata dal Po e da altri torrenti, era molto umida e l'unica coltivazione che andava bene era proprio quella del riso. Questa all'inizio veniva utilizzata più a scopo medicale ma poi diventerà una grande risorsa a livello di sussistenza. Grazie ai relatori per questo nostro lavoro che cominciamo con l’invito a riflettere sulla parola di Dio che ci ispira proprio sul tema della cooperazione”.
Di seguito don Bruno Bignami ha aperto i lavori con alcune riflessioni sul documento elaborato dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, di cui tra l'altro don Marco Arnolfo è membro effettivo: “dopo la pubblicazione dell’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” è diventato ancora più chiaro che la fraternità è il paradigma fondamentale per interpretare la vita sociale, e la giornata di ringraziamento che noi oggi celebriamo qui a Vercelli diventa occasione per riflettere sullo stile cooperativo, sulla cooperazione che in fondo è una declinazione della fraternità in campo agricolo. E scopriamo che c'è una stretta relazione tra fraternità, stile cooperativo, cura per la casa comune e il lavoro della Terra”. Poi, attraverso l’immagine della cooperazione verticale che interseca quella orizzontale ci ha offerto, in sintesi, il modello che proviene dal magistero della Chiesa: “quella verticale ci vede cooperatori appunto, con l'opera di Dio Creatore. Noi riceviamo il dono della terra ed attraverso il lavoro siamo chiamati a coltivare e custodire un dono ricevuto da Dio che è l'origine di qualsiasi solidarietà tra le persone. Il senso più profondo di quello che stiamo vivendo in questi giorni è proprio quello di alzare lo sguardo e dire ‘grazie Signore’. (…) Allora capiamo che la cooperazione verticale si fonda la cooperazione orizzontale, quella tra di noi. Sentiamo l'esigenza di un'economia della fraternità e non della concorrenza. Figlia della cultura, della cura che esprime chi siamo, donne e uomini amati e capaci di amare, siamo interdipendenti, siamo connessi, siamo in stretta relazione gli uni con gli altri”. Di seguito è stato il turno di suor Helen Alford, intervenuta con una relazione molto complessa ma realistica perché fondata su orizzonti innovativi. In apertura si è soffermata sulla questione della “fratellanza universale”, un tema molto caro a Papa Francesco che richiama i diritti di libertà e di uguaglianza che si realizzano nel riconoscere la dignità delle persone. Poi il richiamo alla fratellanza tra Gesù ed i suoi discepoli che si manifesta con la Resurrezione che segna l’inizio di una rinnovata relazione, da discepoli a figli dello stesso Padre, Fratelli in Cristo: “Gesù chiama loro fratelli, i miei fratelli. Lui dà un tono a loro, lui dona gratuitamente a loro questo tipo di rapporto, perché prima erano i discepoli e lui era il maestro”. Dai temi della dignità nella fratellanza il passo verso la critica al pensiero economico dominante e all’individualismo che ne consegue è stato conseguenziale. L’opinione costruttiva che ne è derivata in tal senso è che solo il connubio tra fede cristiana ed un’economia basata sulle buone relazioni potrà spingere l’azione del singolo a ricercare non solo la felicità per se stesso, ma anche per il bene comune. Quindi l’unione fra i principi di un’economia tesa a soddisfare i bisogni necessari, garantendo dignità e libertà ai cittadini, e i valori cristiani di solidarietà e giustizia sociale sono da ricondurre alla realizzazione dell’ideale di Fratellanza universale.
Francesca Corsero ha illustrato il progetto “Ris.os: riso opportunità di sviluppo” che è partito in un paesino della Costa d’Avorio, Guiglo su impulso della Regione Piemonte impegnata nel finanziare le attività correlate. Sono stati coinvolti anche il Comune di Villata (Vc) che è capofila del progetto ed Enaip Piemonte come partner per le attività formative e di orientamento al lavoro. L’obiettivo del progetto è “la riabilitazione e messa in produzione di diversi ettari di risaie, identificati dall’autorità locale e ora dismessi o poco produttivi”. Corsero ha spiegato le motivazioni di questo progetto: “In questo momento più dell'ottanta per cento del riso consumato in Costa d'Avorio è importato dalla Cina. Il loro problema è anche di sovranità alimentare e di sostentamento a livello locale che è molto legato all'importazione. In questi anni sappiamo tutti del caro prezzi, anche legato al trasporto, per cui abbiamo avuto un grosso problema di innalzamento del costo del riso, con la conseguenza che si possono consumare meno pasti al giorno. E allora l'idea base è stata quella di esportare le competenze degli agricoltori, dei tecnici del comune, delle scuole di formazione professionale in un altro paese, per i nostri fratelli che dall'altra parte hanno bisogno di sviluppo ed essere autonomi in questo ambito”.
Sulla questione dell’acqua “Bene comune” ha preso la parola Massimo Gargano con una disquisizione sulla Gestione dell’acqua in agricoltura. In premessa Gargano ha descritto le problematiche legate alla gestione dell’acqua con una critica al sistema delle privatizzazioni o alla cd tecnocrazia finanziaria che porterebbe ad una concentrazione della gestione nelle mani di pochi. Ha specificato però che: “Non sto contestando la funzione delle multiutility, sto contestando che se le multiutility non vengono governate, possiamo avere situazioni di scontro durissimo come oggi avviene in alcune aree del paese, dove potete immaginare facilmente chi lo vince”. Il modello che ha proposto è quello dei consorzi di bonifica, “come quello che presiedo, che gestiscono l’acqua governando la sicurezza idrogeologica, operando la manutenzione ordinaria e straordinaria su 231.000 km di canali naturali e artificiali, dando l'acqua a tre milioni e mezzo di ettari di pianura”. Poi è intervenuto su altre problematiche legate ai cambiamenti climatici, alla cementificazione, al consumo del suolo. Sulla sicurezza idrogeologica, oramai sempre più attaccata dai fenomeni atmosferici insoliti, ha proposto un “un piano di manutenzione straordinario nazionale in tutto il paese, che possa intervenire su tutto il reticolo idrografico del paese” immaginando “ di realizzare entro il 2030 diecimila, invasi, piccoli e medi invasi, tutti senza cemento, tutti multifunzionali, cioè in grado di produrre energia con del fotovoltaico galleggiante, ma anche di produrre energia qualora riusciamo a collegarli con un sistema di caduta delle acque e quindi da idroelettrico”.
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