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Comunità parrocchiale 21

Vercelli: l'ingresso di monsignor Stefano Bedello come parroco del Duomo

Subentra a monsignor Giuseppe Cavallone

Intendo essere strumento del Signore, con semplicità, per portare le sorelle e i fratelli a Cristo. Proviamo a darci insieme questa possibilità, con una considerazione: se siamo disconnessi dalla nostra interiorità non possiamo che essere disconnessi tra di noi. La maniera migliore per camminare insieme è quella di ritrovare ciascuno l’unica direzione spirituale possibile: quando saremo connessi con noi lo saremo con gli altri. E’ quello che vorrei fare nel senso evangelico e nel senso sinodale, con l’obiettivo di camminare insieme. Sono sicuro che in questo cammino di parroco mi daranno una mano S. Eusebio e, insieme a Lui, Don Secondo Pollo che era un sacerdote come me e che ha dato la vita come martire della carità; insieme mi aiuteranno e mi insegneranno a vivere la carità fino in fondo”. Con queste parole monsignor Stefano Bedello ha voluto rispondere alla chiamata di parroco del Duomo di Vercelli ed alla calorosa accoglienza riservata in questa giornata dai fedeli e dal clero vercellese.

“Dies festus” quindi per tutta la comunità parrocchiale n. 21, Vercelli Est,  per i parrocchiani santhiatesi, per gli amici ed i fedeli che domenica 15 ottobre hanno dato il benvenuto per il suo ritorno a  monsignor Stefano Bedello, già vicario generale e moderatore di Curia. Il nuovo parroco subentra a monsignor Giuseppe Cavallone, formalmente in quiescenza, ma che, sostanzialmente, per volere e dire dell’Arcivescovo, avrà ancora tanto da offrire in Curia e a tutta la comunità. Un avvicendamento acclamato con due lunghi applausi nei diversi momenti della cerimonia che hanno rappresentato tutto l’affetto e il sentimento di gratitudine per i nostri sacerdoti. Ricordiamo che la comunità pastorale 21 comprende 4 parrocchie: Cattedrale, S. Agnese, S. Bernardo e S. Giuseppe. 

Monsignor Marco Arnolfo ha spiegato la parabola del Vangelo, l’invito alla festa della vita cui siamo chiamati e il dovere di indossare l’abito speciale che rappresenta la nostra relazione con Dio. Quando veniamo invitati alla festa non siamo più estranei, quando si varca la porta della Chiesa entriamo in una relazione intima quali figli prediletti di Gesù che ha fatto risplendere sulla Terra l’umanità rinnovata. E’ quello stesso abito che indossiamo nel giorno del Battesimo, che ci fa risplendere come figli di Dio, l’abito della misericordia, del servizio, l’abito della passione, l’abito che brilla nell’umanità nuova che si prende cura degli altri in sintonia con Cristo. Dopo l’immagine della festa e dell’abito è stata descritta quella della “faccia del prete” che fa trasparire il volto di Cristo e la luce dello spirito di Dio che abita nel nostro cuore. Un’immagine che trasmette serenità, fiducia, speranza e gioia, ancorata alla roccia interiore che rappresenta lo spirito di Dio che abita in noi. In questa omelia cogliamo l’augurio di monsignor Arnolfo affinchè la comunità parrocchiale possa camminare in sintonia attraverso  l’amore, la carità e la fede che monsignor Bedello  saprà certamente coltivare e diffondere tra i suoi parrocchiani.

Alla fine della Messa  monsignor Bedello ha voluto esprimere alcune riflessioni intrise da un profondo senso di riconoscenza  verso la Chiesa ed i fedeli. Pensieri declinati sotto tre aspetti: come uomo, come prete e infine come parroco: “Grazie da uomo: è un grazie commosso, pensavo a queste parole fino alle lacrime; si dice che un uomo non deve farsi vedere piangere, perché il pianto è sinonimo di debolezza e di fragilità. Invece le lacrime sono un distillato di cuore, e sovente comunicano cose che le parole da sole non sono capaci di esprimere. Papa Francesco ci dice che Dio raccoglie ogni nostra lacrima: quelle di gioia, come un inno di ringraziamento; quelle del pentimento, come un’invocazione di misericordia; quella del dolore come supplica di aiuto”. Poi un pensiero è stato rivolto alle vittime delle guerre in corso e agli affetti familiari, ai genitori che “mi hanno dato la vita, cresciuto ed educato, indicandomi la via dell’umiltà. Grazie da prete che rivolgo a chi mi ha accompagnato nel percorso sacerdotale. Un grazie diretto ai confratelli che mi hanno accolto, all’arcivescovo Padre Enrico che quattordici anni or sono mi ha ordinato sacerdote con l’imposizione delle mani - ha proseguito - Sento Padre Enrico presente, non solo perché riposa qui, nella cripta di Sant’Eusebio, ma perché sono certo che la sua eredità spirituale prosegue nell’oltre in cui ora è immerso. Ringrazio l’Arcivescovo Marco per la fiducia che ripone in me tutti i giorni nel volermi al suo fianco a supportare il suo ministero apostolico, alla guida della chiesa eusebiana; oggi mi affida un compito importante che è quello di essere pastore al servizio di una porzione di gregge qui in questa parrocchia. Il terzo grazie lo esprimo come parroco: grazie ai parrocchiani del Duomo molti dei quali conosco dagli albori del mio ministero e che non ho mai dimenticato. Torno tra voi con un triplice intento: fare bene, dire bene e stare bene; non è un palinsesto di mondanità. Fare bene, che significa orientare il cuore al bene di Dio che è la carità; dire bene, cioè benedire per portare la salvezza di Dio, per crescere insieme nella fede; stare bene, non nel significato mondano, ma nell’accezione evangelica del restare ancorati insieme all’amore di Dio. Grazie poi ai fedeli delle parrocchie della comunità pastorale di S. Giuseppe, di S. Agnese, di San Bernardo, del Santuario della Madonna degli Infermi. Da parroco vorrei ringraziare chi mi ha preceduto, monsignor Giuseppe Cavallone che ha sempre voluto che entrassi in Seminario”.

Poi i ringraziamenti ai Canonici, ai Cavalieri del Santo Sepolcro, a Giuliana Del Signore che è intervenuta come segretaria del consiglio pastorale con un messaggio di benvenuto definito da monsignor Bedello “sincero ed apprezzato, nel segno della collaborazione per favorire la corresponsabilità nel nostro cammino sinodale”. Infine il pensiero è andato alle autorità presenti, al Consigliere regionale Carlo Riva Vercellotti, al presidente della Provincia Davide Gilardino, al sindaco di Santhià Angela Ariotti, ai sacerdoti, ai numerosi fedeli santhiatesi, ai parrocchiani di San Germano e di Salasco presenti in Duomo. 

 

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