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La storia della Pro Vercelli

Francesco Proli, un signore al servizio della Pro

Fu amministratore delegato della società dal 1990 al 1997

Francesco Proli

Francesco Proli in un'immagine recente

Di certo, uno come lui, il compleanno della Pro Vercelli (lo scorso 11 luglio, il sodalizio di via Massaua ha compiuto la bellezza di 131 primavere) non se lo sarebbe dimenticato.

«Anche perché – spiega il figlio Marcello – in fondo lo stemma, la denominazione e la matricola della Pro Vercelli furono salvati da un cambio che nell’infausta estate post-Pontedera del 1990 (quella della cosiddetta “radiazione”) pareva ad un certo punto essere inevitabilmente imposto dalla Figc e invece mio papà riuscì nell’impresa». Stiamo parlando di (e piangendo) Francesco Proli, ex amministratore delegato dalla Us Pro Vercelli dal 1990 al 1997, scomparso improvvisamente nella notte di giovedì 6 luglio 2023. Proli, stimatissimo in città (era nato a Predappio il 19 agosto 1948), fu titolare della concessionaria Mercedes-Benz Autorama di Caresanablot sino al 2019, fondata insieme al papà Tiziano (che arrivò anche ad essere vicepresidente dei Leoni) nel 1977 ed entrò nella dirigenza bianca insieme al gruppo della ditta Cogeme, capitanata da Ezio Rossi (che di quella Pro fu presidente), Oreste Cassetta e Maurizio Dragone (che ne furono vicepresidenti operativi), veloci a rilevare e salvare “la Bianca” fresca retrocessa in Promozione e riportarla in C2, cedendola quindi alla cordata torinese Trucco-Gallo-Prunelli.

Spiega Marcello: «Papà era stato ricoverato al Pronto soccorso di martedì per un blocco intestinale: era stato rimandato a casa dopo le cure, ma negli ultimi giorni continuava ad avere dolori, tanto che avevamo programmato di farlo visitare un'altra volta. Il venerdì successivo, il fatto che non rispondesse al telefono, ci ha fatto subito preoccupare. Purtroppo lo abbiamo trovato senza vita nella sua casa di via Vallotti. Papà era in un momento di grande serenità». Di Proli si ricorda la signorilità, la simpatia sorniona, pacata e silenziosa, l’attaccamento alla società, sebbene detenesse il 5% delle quote, fatte però sempre valere gagliardamente in maniera decisiva.

Ricorda Oreste Cassetta: «Non ci fu una volta che – andandogli a sottoporre la firma di documenti per l’acquisto di un giocatore - abbia obiettato alcunché: siamo ancora tutti sotto choc, anche perché lo avevo visto qualche giorno prima della sua morte e mi pareva stesse bene, tranne qualche dolore alla schiena, a cui aveva accennato». E ancora: «Una scena di grande felicità vissuta con lui che non mi dimenticherò mai è quando, negli spogliatoi dello stadio “Mirabello” di Reggio Emilia, dopo un incredibile rimonta dei ragazzi di mister Caligaris passati da 0-2 a 3-2 di sabato 21 maggio 1994 (score che qualificò l’11 bianco per la finalissima che avrebbe assegnato il titolo di Campione d’Italia Dilettanti 1993-94), Francesco si diresse vero l’allora patron del Brescello Romano Amadei e nell’atto sportivo di tendergli la mano non seppe trattenersi dal dire: “Mi dispiace, ma era più forte la Pro”, lasciando il vulcanico manager titolare della ditta Immergas letteralmente di stucco».

Chiosa il figlio Marcello Proli: «Di papà mi ricordo la gioia e l’orgoglio del campionato vinto nel 1993-94 e di quando il gol di testa di Artico ci consegnò il famoso “scudettino”. Per quella Pro ancora distante dalla parola “Serie B”, sembrò di toccare il cielo con un dito». Tra i tanti tifosi, soprattutto a lui: Francesco Proli. Che, nomen omen, in fondo la Pro l’aveva portata da sempre anche nel suo cognome.

La prossima puntata sul numero de La Sesia di venerdì 4 agosto

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