La storia della Pro Vercelli
di Alex Tacchini
18 Maggio 2023 15:30
L’aspetto più splendido, meraviglioso ed unico del viaggiare – si sa - è l’incontrare e poter scambiare storie, sensazioni ed esperienze con persone che abitano in ambienti assai lontani da noi e che solo raramente abbiamo la fortuna di conoscere, se non attraverso lunghe e costose trasferte. È quanto invece avvenuto “comodamente a casa nostra”, come avrebbe recitato un celebre slogan di un mobilificio ormai scomparso: è il “comfortably at home” che asseriscono gli inglesi ed è quanto si è dipanato sabato 6 maggio, grazie alla calata di tifosi paulisti-dublinesi del Palmeiras nell’ambito del 1° “Pro&Palmeirs Day”.
Nelle rapide chiacchierate con gli amici brasiliani, a tal proposito, sono sgorgate tre piccole curiosità che sino ad ora, non ci era capitato di considerare.
Ad esempio, la prima in seguito alla narrazione del punto specifico da cui partiva il precedente terreno di giuoco del campo della Pro Vercelli: esattamente tirando una linea immaginaria tra le due porte attuali - che gli inglesi chiamano ‘goal’ ed è il motivo per cui ad inizio secolo gli autogol venivamo chiamati ‘autoporte’. Occorre dunque considerare la seconda metà longitudinale del vecchio impianto di Piazza Conte di Torino (l’attuale “Camana”), che quindi terminava dove ora sorgono gli alberi dei giardini di piazza Camana. Ergo, assommata per metà dell’attuate rettangolo di gioco,quello più spostato verso i Popolari: è proprio lì che “si siano vinti i 7 scudetti” (ma sull’attuale si è giocato in Serie A e ci sono passati Meazza, Schiavio e Giovanni Ferrari) e che – potendolo calpestare (sebbene ora in erba sintetica) ha fatto emozionare i supporter dei Verdoni, direttore delle relazioni esterne in primis, Marcelo Solarino: “(…) Camminare per noi dove hanno solcato l’erba i vari Ara, Milano I, Bozino , Leone, Bertinetti e Visconti, ovvero gli uomini da cui è partita la nostra fondazione nel 1914, non ha prezzo a livello di felicità, gratitudine ed emozione”, ha spiegato il dirigente del Palmeiras. Che, a latere, ha rivelato una speculare caratteristica proprio dell’attuale stadio del club paulista vincitore di Tre Libertadores, l’Allianz Parque. Che sorge nello stesso punto dove era ubicato il vecchio stadio Palestra Itália, sui terreni del parco Antartica, il cui nome deriva da una società di prodotti refrigerati brasiliana. Però – guarda caso - spostato appena di qualche metro, proprio così come l’attuale “Piola ex Robbiano”, rispetto al vecchio impianto della Pro Vercelli, attorniato da staccionate bianche, impreziosito da una elegante tribunetta in legno e con accanto un meraviglioso parco (come l’Antartica) con tigli altissimi, proprio dove ora sorgono la tribuna post liberty e via Massaua.
La seconda considerazione deriva dall’esclamazione – al momento della degustazione dei piatti di panissa vercellese quasi al tramonto della giornata – dell’influencer (ed ingegnere) del Palmeiras Thiago Dalla: “Ma…questo è riso…fagioli e condimento di maiale…esattamente il piatto più buono famoso del Brasile!”. Il tifoso stesso si domandava se ci potesse essere mai qualche correlazione storico-culinaria tra i due manicaretti (sulla quale non scommetteremmo), ma a restare, comunque, è quel senso di curiosa (e gustosa) parentela che si è rinsaldata in queste ultime settimane.
La terza suggestione deriva invece su un aspetto puramente di cortesia e rispetto filologico. Uno dei momenti chiave della ritrovata relazione tra Pro Vercelli e Palmeiras è stata indubbiamente la scelta operativa sposata di Anita Angiolini di far adottare il colore verde Palmeiras alle terze maglie del club di via Massaua. Parlando con Solarino, ci si chiedeva se anche il l’Academia de Futebol potesse adottare una simile, reciproca cortesia. Marcello, scuotendo il capo, spiega: “Non sarà mai possibile adottare il bianco e nero, perché sono i colori dei rivali del Corinthias!”. Al controbattere che solo i pantaloncini della Pro fossero neri, Solarino sorride: “Basta quello. E poi, in realtà la seconda maglia del Palmeiras, è già bianca, non l’avete notato?”. Esattamente come, anche in diverse stagioni sportive che furono, la seconda maglia della Pro Vercelli fu verde. Ecco, quello che è cambiato da allora, è la consapevolezza che “bastava dirlo”. Marketing o storia o cortesia che sia: tre variabili che – soprattutto ai tempi nostri – non solo devono convivere, ma andare meravigliosamente a braccetto.
Continua sul numero de La sesia in edicola venerdì 19 maggio
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