La storia della Pro Vercelli
di Alex Tacchini
27 Aprile 2023 16:00
Lo stadio Rigamonti-Ceppi a Lecco
La Pro Vercelli dunque, si è dunque giocata e conquistata la permanenza nel prossimo Campionato di Serie C 2023-24 nel rovente match del “Rigamonti-Ceppi” di Lecco in programma sabato 22 aprile, alle ore 17:30 (anzi, 17:35 perché è iniziato dopo) e terminato col cuore in gola sullo 0-0.
Il punto in classifica è stato decisivo per emergere dalla linea rossa dei playout, grazie però anche al deragliamento interno del Mantova, uscito con le ossa rotte dal match col Padova. Scorrendo i numeri delle 39 precedenti sfide tra Bianche Casacche e Blucelesti, un lungo brivido non poteva che correre lungo la schiena dei tifosi delle Bianche Casacche, come durante la visione di un lungometraggio della londinese Hammer Film. La gara è stata infatti la n. 39 tra le due compagini: 38 in campionato, una sola in Coppa Italia. Di queste, appena 9 sono stati i successi vercellesi, 14 i pareggi e ben 16 le vittorie complessive delle “Aquile del Lago”. C’è di più. Dei successi in maglia bianca, 7 sono arrivati tra le mura amiche del ‘Robbiano-Piola’. E l’unico hurrà lontano dall’allora ‘Leonida Robbiano’ risale al primo match sul lago della storia tra le due sfidanti, ovvero nella Serie B 1946-47. Da allora, purtroppo solo sconfitte (12) e la miseria di 6 pareggi (mentre l’altra, unica vittoria bianca, di importanza nettamente inferiore come rilevanza agonistica, al “Rigamonti”, fu nella Coppa Italia di Serie C 1999-2000 per 0-1, rete decisiva al 72’ di Parente). Ha portato dunque “buono” il concentrarsi su quell’unica vittoria della Pro, avvenuta…76 anni fa.
Il ‘Pallone Racconta’ come quella fosse una Serie B appena tornata tale come denominazione, dopo l’esperimento drammaticamente “costretto” dalle interruzioni immediatamente post belliche della famosa “Mista B-C” del 1945-46. Una Cadetteria elefantiaca a tre gironi, in cui il Raggruppamento A - privilegiando criteri di stretta vicinanza geografica - contò addirittura 22 club, stabilendo un record che non sarebbe stato battuto da nessun altro campionato italiano di calcio prima del 2003. Alla fine, a dominare la lunghissima stagione (iniziata il 22 settembre 1946 e terminata il 6 luglio 1947!) sarà la fortissima Pro Patria (con 60 punti in classifica, sette in più del Legnano) creata dal presidente Antonio Formenti e allenata dal triestino Carlo Rigotti, in cui spiccarono capitan Giovanni Ivaldi da Castelletto Ticino e le 20 realizzazioni di bomber Lelio Antoniotti, aostano classe 1928 natio di Bard, ma novarese di adozione (successivamente indosserà le maglie di Lazio, Torino, Juventus, L.R. Vicenza, per poi chiudere la carriera al Novara Calcio). Da registrare come calcisticamente, Antoniotti - esile nel fisico ma dotato tecnicamente, titolare nell’11 bustocco dalla 7.a giornata - i primi calci ad un certo livello li tirò in Serie C nelle fila del mitico Sparta Novara, la seconda squadra sotto la cupola di San Gaudenzio, fondata dal vulcanico Enrico Patti nel novembre del 1926 e caratterizzata tuttora dall’aver la stessa identica maglia bianca (con pantaloncini neri), scelta dallo stesso Patti in onore della Pro Vercelli.
Oltre a Rigotti, le 84 reti dei Tigrotti biancoblù arrivarono dalle prestazioni del fortissimo Emidio Cavigioli da Omegna (e 2 gettoni in Azzurro alle Olimpiadi di Londra, convocato da Vittorio Pozzo, in cui gioca contro Stati Uniti e Danimarca, realizzando una doppietta contro gli statunitensi ed un gol contro i danesi) e Angelo Turconi (entrambi con 14 gol, anch’egli 2 gettoni in Azzurro alle Olimpiadi di Londra, esordendo il 2 agosto 1948 contro gli Stati Uniti, mettendo a segno una delle nove reti italiane) e dal rientrante dal Bologna Carlo Reguzzoni (gran bottino personale di 13 gol). Insomma: una macchina letteralmente perfetta che la Serie se la meritò eccome, in spiccavano anche e soprattutto player eccellenti come il novarese Giuseppe Molina ed il centrocampista vercellese (nonché ex Pro Vercelli 1941-42) Piero Pozzi (cresciuto nell'Alfa Romeo di Milano, da Busto, dopo il 1950, spiccherà il volo verso Inter, Torino e Cagliari). Veniamo ora alla Pro Vercelli 1946-47: per sostituire sostituisce il trainer Luigi ”But” Baiardi passato al Novara, ad allenare i Leoni il presidente Franco Bianchi chiama uno dei migliori allenatori che la Pro Vercelli abbia avuto nella sua lunga storia: Antonio Janni. Il tecnico (di cui parleremo nelle prossime puntate di questa rubrica) arriva dal Torino e si porta con sé il terzino Borsato e il centravanti Roberto Serone. Arrivano anche l'attaccante Pozzo e l'ala destra Caldi. Lasciano la Società di via Massaua Guido Tieghi, che vestirà il granata, la mezzala Coltella passato al Piacenza, Clarichetti e Pallavicini accasatisi al Rieti, Sarasso e Ranghino trasferitisi al Pray Biellese e Carasso, corteggiato con successo dal Nizza, nella Division 2 francese. Fra i bianchi troveranno spazio sovente un paio di elementi del vivaio: Brusa e Biandrino. Convincerà sempre di più il veloce Cantone. Alla 18.a di andata (12 gennaio 1947) la Pro andò a battere il Lecco in riva al lago, nello stadio che a quei tempi si chiamava ancora “di via Cantarelli”: sarà dal 2 giugno 1949 che sarà intitolato alla memoria del mitico Mario Rigamonti, difensore centrale granata scomparso un mese prima nella tragedia di Superga, che già aveva indossato la divisa del Lecco nel 1945. Nel 1993, in occasione del decimo anniversario dalla sua morte, lo stadio venne co-intitolato anche a Mario Ceppi, celebre presidente e primo artefice dei maggiori successi della squadra bluceleste. Che in quella stagione (1946-47) era allenata da un vercellese, vecchia conoscenza del calcio italiano (e di chi segue la nostra rubrica): l’ex Alessandria e Juventus Oreste Barale da Pezzana, paesino a 11 km dal Sant’Andrea e che proprio a Lecco aveva disputato la sua ultima stagione prima di appendere gli scarpini al chiodo nella stagione in cui le Aquile del Lago vinsero il Girone C della Serie C, fallendo però poi la successiva promozione in quella che sarebbe dovuta essere la B 1943-44, mai disputata.
Lo score, come detto unica vittoria esterna a tutt’oggi delle Bianche Casacche in campionato grazie ad un opportunistico tocco vincente di Pozzo allo scadere, fu LECCO-PRO VERCELLI 2-3 LECCO: Valsecchi, Gherardini, Galletti, Montipò, Meregalli, Rossetti, Lovati, Redaelli, Zorzolo, Capello, Riva. All.: Oreste Barale. PRO VERCELLI: Fabbri, Borsato, Pramaggiore, Oppezzo, Brusa, Minghetti, Pozzo, Barbero, Gambino, Malinverni I, Mussino. All.: Antonio Janni. Arbitro: Gambarotta di Genova. MARCATORI: 25’ pt Barbero (P); 53’ Galletti (L), 55’ Mussino (P), 65’ Galletti (L), 89’ Pozzo. Attualmente, l’impianto sportivo di Lecco ha una capienza di 4.997 spettatori, collocati su spalti tutti a ridosso del terreno di gioco. L’elegante tribuna principale, l’unico settore completamente coperto, ospita circa 1.000 posti a sedere. La tribuna dei distinti, alle cui spalle si staglia, affascinante e romantico, il monte Resegone, è invece solo parzialmente coperta e può ospitare circa 1.700 tifosi. È lì che si sono accomodati, tifando come dei pazzi commoventi, i 130 supporter arrivati a Lecco da Vercelli. Che alla fine sono stati salutati e premiati con la conquista di una salvezza che – dopo un buon girone di andata – era improvvisamente diventato l’obiettivo minimo e drammatico di una stagione partita con giustificato ottimismo e che rischiava, quasi senza accorgersene, di finire davvero male.
Il Leone, stavolta, ha davvero salvato la pellaccia all’ultimo momento.
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