L'incontro
di Alessandra Fassone
17 Dicembre 2022 11:00
“Studiate ed imparate l’inglese, perché oggi è la base di tutto, è quella chiave che apre tutte le porte anche se la serratura è arrugginita”. Con queste parole Alfredo Marzi, chef cusiano pluristellato, nonché commendatore della Repubblica Italiana, ha introdotto il suo incontro di giovedì 15 dicembre con gli studenti del Cfp Sacro Cuore di Vercelli.
Davanti a 7 classi dell’istituto, Marzi si è raccontato per più di un’ora e mezza con storie di vita e aneddoti che hanno caratterizzato la sua esistenza, calamitando l’attenzione e stimolando la curiosità degli studenti e dei professori.
"Ho iniziato a lavorare a 13 anni, avevo la quinta elementare e partii all’avventura da Armeno, armato da spirito zingaro. Oggi parlo 5 lingue, ho mandato avanti la Princess Cruises, una compagnia di 36000 dipendenti tra cui 9000 cuochi, ho una laurea conseguita studiando e lavorando... Quindi, ragazzi, le opportunità sono lì e sono per voi” ha affermato, guadagnandosi gli applausi degli studenti.
“Ho lavorato dal 1960 al 2018, e quella di farlo sulle navi è stata la migliore scelta che io potessi fare nella mia vita - ha raccontato - Voglio condividere con voi la mia esperienza lavorativa, cercando di aiutarvi a capire cosa sia la vita: dovete mettere sempre un punto di arrivo, creare un progetto, e se non doveste arrivare a cogliere l’obiettivo, non dovrete dare la colpa a nessuno se non a voi stessi. Credo che Dio abbia dato a tutti le stesse potenzialità e soprattutto ci abbia dotati di cervello; adoperatelo perché è grazie a lui che costruirete la vostra vita”.
“Sono nato ad Armeno il 1 gennaio 1948 da famiglia alberghiera e contadina - ha proseguito lo chef - non avevo voglia di studiare, per cui in quinta elementare non fui promosso; trovai subito un posto di lavoro grazie al padre di un mio compagno che era cuoco al Grand Hotel Golf Club Panorama di Gignese. A 13 anni andai in un hotel di Venezia, ma durante la guerra dei sei giorni l’albergo si svuotò e io perdetti il posto, per cui mi mandarono a Parigi che non avevo ancora compiuto 15 anni. Poi ho fatto il militare con la Nato in Norvegia, ho lavorato a Cannes all’hotel Oasis, che all’epoca contava 3 stelle Michelin; ma io sono sempre stato un spirito gipsy e il mio sogno era di andare a lavorare in America, però l'aereo aveva prezzi proibitivi. Vedevo partire molte navi, così, nel 1969 feci domanda per lavorare su una di esse. Quando mi assunsero lo fecero con un grado inferiore a quello di garzone: da quel giorno sono rimasto sulle navi fino al 1988 quando mi trasferii a Los Angeles: iniziai il lavoro in ufficio e diventai ambasciatore culinario della cucina italiana nel mondo”.
E, tra gli aneddoti: “Io ho lavorato per la regina Elisabetta per 30 anni e lavorare per gli inglesi non è stato facile, perché calcolano noi italiani come cittadini di serie B: cosa che però non ho mai concesso di fare con me, ecco perché sono arrivato al vertice, al loro pari”.
Successivamente Valerio Angelino Catella, docente collaboratore dell’istituto, nonchè chef e titolare del ristorante "Che non c’è” di Vigliano Biellese, ha introdotto il dibattito con gli studenti ricordando: “Non so quanti altri mestieri permettano di partire dal nulla per arrivare alle stelle: qui con noi abbiamo il Freddy Mercury della cucina: ovunque andiate, il maestro Alfredo Marzi è conosciuto nel mondo della ristorazione”. “Un tempo - ha proseguito Catella - in questo lavoro si partiva con la valigia di cartone e si andava alla fortuna. E’ la passione che consente di fare enormi sacrifici senza sentire il peso della fatica, quella molla che anima questo lavoro”.
Di seguito Marzi ha risposto ad alcune domande degli studenti del Sacro Cuore. “Com’è nata la sua passione per la ristorazione?", ha domandato uno di loro. “Da parte di mio papà avevo parenti ristoratori: dalle mie parti c’erano 3 modi per sopravvivere: la pastorizia, emigrare in Svizzera a fare il muratore, oppure il settore alberghiero; io mi sono innamorato della cucina da subito. Fare da mangiare non è fare i servi degli altri, ma servire gli altri, che è molto diverso”.
“Cosa l’ha spinta a scegliere una carriera così particolare?”, ha chiesto un altro. “Sono nato gipsy, non mi sarei mai fossilizzato a fare il cuoco a Milano per 5 giorni alla settimana per poi tornare ad Armeno in treno: non è quella la vita che volevo. Io vivo giorno per giorno: avevo messo un punto di arrivo, che era raggiungere la fama di mio zio che era un grande chef. Dovete partire da questo presupposto: ricordatevi che nella vita nulla è impossibile, tutto è a vostra disposizione".
“Il mio sogno è lavorare in nave, mi può raccontare qualche esperienza che le ha lasciato il segno?”, è stata la domanda di uno studente di 17 anni. “Ti sei rovinato, dopo ti darò il mio indirizzo, quando sarai pronto chiamami, che ti faccio imbarcare!.” ha simpaticamente risposto lo chef cusiano.
Ma ciò che ha animato il lavoro di Marzi è sintetizzato nella frase che ha chiuso il dibattito: “Il denaro deve aiutarci a vivere, ma ricordatevi che non è la vita”.
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