Cgil e Cisl
di Emanuele Pedrazzini
24 Novembre 2022 14:00
Torna la paura tra i lavoratori Corcym di Saluggia.
Lo scorso 17 novembre l’azienda ha infatti annunciato alle Organizzazioni sindacali e ai dipendenti l’avvio della procedura di mobilità per il 10% dell’organico presente sul sito di Saluggia. Un’ottimizzazione che avrà un impatto su dipendenti di diverse funzioni, fa sapere l’azienda, ma resasi necessaria per il mantenimento della competitività, rinsaldando le fondamenta per il futuro di tutte le sue linee di produzione nei due stabilimenti principali di Saluggia e Vancouver. “Siamo consapevoli delle difficoltà derivanti da questa decisione e proprio per questo, metteremo in atto tutte le possibili misure per ridurre l’impatto sui dipendenti direttamente coinvolti - ha affermato Christian Mazzi, Ceo di Corcym - Negli ultimi anni sono aumentati progressivamente i costi complessivi di produzione dei nostri prodotti e, a causa delle contingenti condizioni economiche, tale tendenza appare in costante accelerazione. Questa ottimizzazione, in aggiunta alle nostre iniziative di creazione di valore, sono passi importanti per continuare ad essere competitivi e edificare nuove e solide basi per il futuro”.
Mercoledì 23 novembre, sindacati, direzione aziendale e una rappresentanza dell’Unione industriale si sono riuniti per discuterne: “Il vincolo che come sindacato abbiamo posto è quello che la mobilità deve essere su base volontaria, privilegiando quei lavoratori vicino alla pensione”, fa sapere Sara Pace, Rsu della Femca-Cisl. Stando a quanto prospettato da Corcym gli esuberi riguarderebbero 45 operai, 6 impiegati e 1 quadro. “L’apertura della mobilità per 52 lavoratori, in maggioranza operai, viene a seguito di 35mila ore di cassa integrazione fatte nel corso di quest’anno e ben 98 mila nel 2021 – prosegue Pace – Le motivazioni addotte dall’azienda sulla necessità di ridurre la forza lavoro sono legate al fatto che è necessario ottimizzare l’organico per il 2023, oltre al fatto di dover contenere maggiori oneri legati all’energia e la nuova certificazione europea Mdr. A nostro avviso questa operazione di riduzione del personale non è certamente sufficiente a risolvere il problema dei costi”.
Al momento la direzione aziendale non ha comunicato tempistiche certe circa l’uscita degli esuberi annunciati, ma la preoccupazione fra le maestranze cresce: “Quando un’azienda apre una procedura di mobilità non è mai un buon segnale per i lavoratori – spiega ancora Pace – Venerdì faremo un’assemblea sindacale con i lavoratori, mentre con i vertici aziendali ci rivedremo lunedì 28 per capire se vi sono le basi per fare un accordo”. “L’annuncio di una procedura di mobilità crea sicuramente preoccupazione – gli fa eco Maurizio Angelone della Filtcem Cgil - Anche se dovessimo trovare una quadra sulle uscite non è certamente una cosa bella. Quello che secondo noi non è accettabile è che, nel 2023, non è normale che operazioni di cost saving vengano sempre scaricate sui lavoratori. Ancora una volta lo strumento utilizzato risulta essere spropositato rispetto alle possibilità di ristrutturazione e riduzione costi che le aziende possono mettere in campo. Invece – conclude Angelone – si preferisce sempre solo lasciare a casa i lavoratori, danneggiando ancora una volta l’economia di questo territorio”.
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