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I 130 anni della Pro Vercelli

1953-1954: il canto del cigno di Alberico

Lanfranco aveva vinto la Coppa Italia 1941 col Venezia di Loik e Mazzola

Roma 41-42

La Roma campione d'Italia nel 41-42

Se il Torneo di IV serie girone D 1952/53 aveva visto la Pro terminare al 7° posto a quota 32 lunghezze (con la Carrarese 1ª e qualificata alle Finali del Nord, quindi alle Finali Supplementari e quindi promossa in C, ma battuta proprio dai Leoni di mister Depetrini per 2-1 al “Robbiano” alla penultima giornata), il campionato 1953-54 vede una Pro molto più attrezzata che contenderà sino alla fine la prima posizione, poi centrata dall’Aosta dopo aver superato la Biellese nello spareggio.

Le fila bianche, prive del forte attaccante Remigio Bellini, passato al Vicenza, si arricchiscono dell’arrivo di Pier Luigi “Bobo” Bosisio dalla Vigor Abbiategrasso, che farà coppia con Cesare Benedetti, detto “I”, illustre ala destra dalla grande esperienza e dai piedi buoni (quasi a fine carriera), che a fine stagione conterà 10 reti (3 su rigore), mentre Bosisio ne totalizzerà 13. Di Cesare Benedetti, detto I, a Vercelli si è sempre parlato poco negli anni successivi. L’attaccante di Alessandria (dove nacque il 28 novembre 1920 e morirà il 14 ottobre 1990) fu spesso confuso con il suo omonimo Cesare Benedetti (II), noto anche come artista con il nome di Benè, con il quale condivide sia l'anno di nascita, sia la militanza nella Roma in anni ravvicinati. Dopo una prima parte di carriera trascorsa nelle serie minori, dopo la fine della guerra milita nel Como, con cui Cesare disputa due campionati di Serie B realizzando complessivamente 22 reti. Nel 1941 viene ingaggiato dalla Roma come riserva di Amedeo Amedei, dove disputò due stagioni con un totale di 12 presenze ed 1 gol, e laureandosi nella stagione 1941-42 campione d'Italia. Nel 1948 si trasferirà in Francia, dove resta tre anni disputando altrettante stagioni di Prima Divisione, la prima con l'Olympique Marsiglia, contribuendo con 9 reti all'attivo al terzo posto finale (annata 1948-1949), le due successive al Tolosa, dove ad un buon quarto posto nella prima stagione (nuovamente con 9 reti all'attivo) fa seguito la retrocessione nella seconda. Nel 1951 farà rientro in Italia, proseguendo la carriera a livello di Serie C (con la Biellese) e quindi, in IV Serie con la Pro. Appenderà gli scarpini al chiodo dopo l’esperienza con la Virtus Lanciano nel 1954-55. In carriera collezionerà complessivamente 50 presenze e 20 reti nella Prima Divisione francese e 67 presenze e 22 reti nella Serie B italiana.

Bosisio e Benedetti formeranno una coppia ottimamente assortita che – a differenza dei tifosi vercellesi - non dimenticheranno mai nei loro successivi racconti in stile “amarcord”. La rosa bianca è di quelle davvero competitive anche perché vi fa ritorno a Vercelli il centrocampista offensivo aviglianese Lanfranco Alberico dal Novara. Con l'esperto Barera e l'ala Morino confermatissimi. Si metterà in luce un giovane Gigi Limberti, il servizio militare penalizzerà il rendimento di Mussi e Francese. Tra i pali, mister Depetrini confemerà la fiducia ad Airaldi, che farà staffetta con Rustico (disputerà nove partite consecutive da ottobre a dicembre 1953). Alberico fu un giocatore eccezionale, detto 'tascabile', per le sue ridotte dimensioni (ma anche perché era un gran fumatore), sopperendo con la grande tecnica un fisico certamente non “alla Piola o alla Bosisio”. La sua carriera fu densa di soddisfazioni, giocando accanto a fuoriclasse del calibro di Ezio Loik, Valentino Mazzola, Ferraris II e Silvio Piola. Dopo aver vestito per sei stagioni la maglia della Pro Vercelli dal 1934 al 1940 (acciuffandone ancora l’epopea in Serie A e B e diventandone uno dei simboli assoluti), si trasferì al Venezia in serie A dal 1940, sino all’interruzione dei Campionati per la guerra alla fine alla primavera del 1943. Proprio a Venezia vinse la Coppa Italia 1941 e Alberico fu – insieme all’altro vercellese Aldo Pondrano - uno dei protagonisti della manifestazione (non ancora coccardata, ma… a quei tempi scudettata) segnando una doppietta all'Udinese nella vittoria casalinga negli ottavi di finale (17 maggio 1941), un gol nei quarti di finale nella vittoria esterna contro il Bologna per 4-3 del 25 maggio 1941 ed un gol nella vittoria in semifinale contro la Lazio per 3-1 del 1 giugno 1941. Nel 1944 giocò nella Biellese, mentre una volta finita la Seconda Guerra Mondiale si trasferì nel Novara, dove diventò idolo assoluto: rimase fino al 1953 collezionando complessivamente 227 presenze con 42 reti, portando le casacche color del cielo di mister Carlo Rigotti in Serie A nel 1947-48 (stessa stagione in cui la Pro di Janni retrocederà in C) e ritrovando nelle stagioni a venire gli amici bicciolani di vecchia data Ferraris II – che approdando in azzurro si salvò così dalla tragedia di Superga - e Piola, ma anche Carasso, Oppezzo, Tieghi, il campione del Mondo ’38 Pietro Rava e il futuro trainer dei Leoni Livio Bussi.

Quando col Novara segnerà una tripletta alla sua Pro, a fine gara piangerà: “Io sono vercellese, ho segnato tre gol alla squadra in cui sono cresciuto. Domani al caffè Beccuti i miei amici mi tratteranno male… diranno che sono un traditore”. Sarà un altro vercellese doc, ma professionista assoluto come Piola, a consolarlo: “Ricu, noi avevamo bisogno di vincere, in campo mettiamo da parte il sentimento”. Quello alla corte di mister Depetrini, per Alberico fu un canto del cigno fisiologico e per nulla malinconico: le sue ultime 11 presenze rappresentarono un naturale chiudersi del cerchio con la maglia della sua amata Pro, in un’epoca distantissima come fasti e categoria, rispetto a quella che aveva lasciato nel 1940.

Continua sul numero de La Sesia in edicola venerdì 18 novembre

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