Sappe
di Redazione La Sesia
17 Ottobre 2022 12:17
La casa circondariale di Billiemme
Ancora un grave fatto violento all’interno della Casa circondariale di Vercelli.
“Dopo il detenuto che a settembre aveva minacciato di morte e poi aggredito un poliziotto ed un altro che nei giorni scorsi aveva divelto e devastato le plafoniere dei neon del cortile della sezione detentiva - spiega Mario Corvino, vice segretario regionale per il Piemonte del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe) - nella notte tra domenica 16 e lunedì 17 ottobre un altro “ospite” del carcere ha pensato bene di spaccare, con un bastone ricavato da un tavolo in legno, parte del muro della cella in cui è ristretto". La situazione si è subito aggravata, prosegue Corvino, "anche perché gli altri detenuti stavano dormendo e i forti colpi iniziavano a ingenerare malesseri e malumori: il provvidenziale intervento e la mediazione del personale di polizia penitenziaria ha permesso di far cessare la protesta. A suo dire, il detenuto protestava per fatti che gli erano accaduti prima dell’arresto, ma il personale operante gli ha spiegato che se voleva rilasciare dichiarazioni in merito avrebbe potuto farlo solamente in mattinata, in presenza del personale addetto all’Ufficio competente. L’uomo, extracomunitario, si è calmato, la situazione si è normalizzata e si è provveduto anche a medicare alcune ferite che si era procurato alle mani con i ripetuti colpi che aveva dato al muro ”.
Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sappe, ricorda che “la settimana scorsa un altro detenuto extracomunitario si era reso protagonista di una violenta protesta. Anche in questo caso nessun ferito grazie alla prontezza degli agenti ma è indice del clima di tensione. La situazione a Vercelli è molto critica e servono urgenti provvedimenti”.
Il segretario generale del Sappe Donato Capece esprime “solidarietà ai poliziotti intervenuti. Urgono interventi concreti da parte dell’Amministrazione penitenziaria regionale a tutela del personale che lavora nelle carceri italiane, del Piemonte e in particolare a Vercelli”. Capece evidenzia come la protesta del detenuto è “sintomatica del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. E che a poco serve un calo parziale dei detenuti, da un anno all’altro, se non si promuovono riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli – e sono sempre di più – che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione”.
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