I 130 anni della Pro Vercelli
di Alex Tacchini
13 Ottobre 2022 16:00
Elvio Banchero
Al termine della 22ª giornata del campionato di Prima Divisione 1924-25, Lega Nord–Girone B (ne rimangono quattro da disputare, ma all’ultima il club bianco dovrà riposare come da calendario), Pro Vercelli e Bologna si trovano ancora meravigliosamente appaiate in testa alla classifica con 29 punti.
Il duello è appassionante e - anche se a distanza - a livello nervoso, con le legittime speranze dei tifosi del Leone tutte riposte verso l'imminente scontro decisivo di Vercelli, quando alla 24ª Ardissone & soci sanno di ospitare nell’impianto di casa di piazzale Conte di Torino il club di bomber Angelo Schiavio, in quella che tutta Italia scommette sia il momento che assegnerà la vincitrice del girone (e al 50% dello scudetto: nell’altro gruppo il Genoa era insidiato da Modena e Casale), che necessariamente gli eusebiani dovranno fare loro, appunto per lo stop forzato dell’ultimo turno. Prima, però, c'è un piccolo particolare. Ovvero l’affrontare ancora una partita, apparentemente abbordabile, che attende le Bianche Casacche prima del quasi-spareggio interno con i felsinei. Non si sa con esattezza cosa sia successo nella mente e nelle gambe delle Bianche Casacche in quel pomeriggio di Ferrara del 19 aprile 1925. Sta di fatto che in quei 90 minuti del “Piazza d’Armi” della città estense la Pro comprometterà la propria stagione, subendo inopinatamente tre "scoppolone" dalla Spal, squadra certamente non irresistibile, che al termine del girone retrocederà addirittura in Seconda Divisione. Le reti della squadra ferrarese portano la firma di Vassarotti 4' pt (che lascia intuire quanto la partita sarà infausta per i colori vercellesi), mentre il raddoppio avviene al 19' pt e porta la firma illustre dell’alessandrino Elvio Banchero (uno dei migliori centrocampisti offensivi del campionato, arrivando anche a segnare 40 reti in 60 partite nei suoi due ultimi campionati in Grigio, soprannominato "l'uomo del fango" per la facilità con cui giocava sui terreni appesantiti dal maltempo).
Con la maglia dell’Alessandria, Banchero vinse la Coppa Coni 1927 e sfiorò la vittoria dello scudetto nella stagione 1927-28, mettendosi poi al collo la medaglia olimpica ad Amsterdam 1928 (con gli Azzurri di Augusto Rangone, segnando 4 gol in appena due gare). Diverrà in seguito idolo delle tifoserie del Genoa prima (1929-32) e della Roma poi (1932-34, seppur in declino). Memorabile rimane la sua 3ª e ultima presenza con l’Italia di Pozzo, quando a San Siro (richiamato da Pozzo per sfruttare le sue doti sul terreno sconnesso meneghino) gli Azzurri, il 22 febbraio del 1931, riuscirono finalmente a battere la grande Austria di Hugo Meisl.
Tornando all’infausto match della Pro con la Spal, ciliegina sulla torta, l’autorete al 61' di Ceria segna il punto di non ritorno dell’intero torneo. La curiosità è che lo stop dei sogni dei tifosi della Pro in questa stagione sia arrivata da una squadra allenata da un certo… Walter Alt! Cecoslovacco di origine austriaca, nato in Cechia a Saitz 25 marzo 1890, allenerà anche la Lazio nel 1933-34, 1934-35 (con le stelle, nascente Piola e quella in declino Levratto, in squadra) e 1935-36 portandola, al suo secondo anno in biancoceleste, fino al quinto posto nel massimo campionato, ed il Vicenza in Serie C nella stagione 1936-37. Tutto questo perché il Bologna, che nel frattempo ‘ne ha fatti tre’ al Padova, a meno di improbabili bucce di banana, appare ormai imprendibile. A Vercelli, il 26 aprile 1925, i "dottori rossoblù" futuri campioni d’Italia subiscono l'inutile reazione rabbiosa dei Leoni: i gol di Zanello, Ardissone e Piccaluga del 3-0 a favore Pro, fotocopiano a reti invertite il risultato dell'andata (Pro Vercelli teoricamente in testa con 31 lunghezze, ma Juve e Bologna - a quota 30 - hanno ancora due gare da disputare, in luogo dell’unica a disposizione dei bicciolani). Una delle chiavi di lettura è che l’astuto trainer felsineo Hermann Felsner abbia tratto virtù dalle precedenti, accesissime sfide con i Bianchi, per cui pare non abbia certo esortato a dare il massimo ai suoi giocatori, badando, piuttosto, a ritornare illesi da quella tana che è il “Piazza Conte di Torino” di Vercelli, in vista dei due agevoli match con Derthona e Novara che li condurranno al definitivo primato. Per i ragazzi in bianco, seguirà l’ininfluente pareggio al “Villa Scassi” nella passerella finale con la Sampierdarenese per 2-2, nel recupero del 3 maggio (curioso ricordare come la cittadina ligure di San Pier d’Arena, insieme ad altri diciotto comuni del genovesato, fu inglobata pochi mesi dopo, nel 1926, al Comune di Genova). È quindi il Bologna con i suoi 34 punti a superare il turno, a due sole lunghezze dal “Pericolo Bianco” (come veniva chiamato lo squadrone di Vercelli ai tempi d’oro) e dalla Juventus. Un vero peccato perché la squadra di capitan Ardissone aveva per lunghi tratti impressionato gli esperti e supporter (soprattutto tra le mura amiche, con 12 successi in 12 incontri), tanto da - insieme alla Juventus - contendere per tutta la stagione la vittoria ai rossoblù. E la solita soddisfazione di avere a disposizione il migliore attacco d’Italia (56 reti in 22 partite, contro i 52 del Bologna e i 44 del Genoa nel gruppo A), grazie ai bombardieri Mario Ardissone (14 centri), Severino Rosso (14), Mario Zanello (7 gol), Francesco Matuteja (5) e la giovane “certezza” Angelo Piccaluga (4), quest'anno non fa che aumentare i rimpianti.
La prossima puntata sul numero de La Sesia in edicola venerdì 14 ottobre
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