I 130 anni della Pro Vercelli
di Alex Tacchini
6 Ottobre 2022 16:56
L’ottovolante di emozioni e speranze di vittoria dello scudetto per i tifosi della Pro Vercelli del massimo campionato 1924-25 ebbe pochi eguali.
Dopo la buona partenza i supporter bianchi sono letteralmente "gelati" dalla (per altro prevedibile) sconfitta per 3-0 rimediata dai Leoni con il forte Bologna che punta dritto a sfilare dal petto genoano il neonato scudo, in uno stadio “Sterlino” (o campo di giuoco di Villa Hercolani) appena… appianato, il 28 dicembre del ‘24. Il nome "Sterlino" deriva da Starlén, nome in bolognese dell’uccellino Regulus regulus nonché della zona di Bologna fuori porta Santo Stefano in cui sorgeva. Attualmente è sostituito dal Centro Sportivo "Giulio Onesti", che mantiene il soprannome di Sterlino. Curiosità: Angelo Badini (Rosario, 23 settembre 1894 – Bologna, 12 febbraio 1921) fu un forte ma sfortunato centromediano argentino naturalizzato italiano del Bologna, morto improvvisamente di setticemia, a cui fu intitolato lo stadio Sterlino inaugurato nel 1913 e chiuso nel 1927. Il prato da gioco dello Sterlino presentava infatti un dislivello di oltre un metro fra le due porte: tale difetto veniva furbescamente utilizzato dal Bologna, che al lancio della monetina all'inizio di ogni match sceglieva sempre di percorrere la metà campo in salita nel primo tempo, per poi beneficiare della parte in discesa quando gli avversari erano più stanchi nella seconda frazione di gara. Solo dopo il ricorso della SPAL nell'ottobre 1923, la FIGC impose al club felsineo di appianare il terreno, appunto prima dell'inizio della stagione 1924-25.
È solo un momento: il 1925 inizia bene e vede in gennaio le affermazioni nei confronti di Sampierdarena (2-0) e Derthona (5-0), in cui si fa rivedere il grande Guido Ara, tornato rigenerato dall’esperienza sulla panchina parmense del 1923-24 con una grande voglia di dire ancora la propria in campo, totalizzando in tutto quattro gettoni di presenza nella sua ultima stagione da calciatore, ormai 38enne. Febbraio, però, non sarà altrettanto magnanimo: a Mantova i Leoni incassano dai Virgiliani la loro terza sconfitta stagionale per 4-2, quindi reagiscono in casa superando di prepotenza il Livorno (6-1: in classifica Bologna 23, Juventus e Pro Vercelli 21 punti), ma incappano nell'ennesima, infuocatissima sconfitta ad Alessandria, 1-0 per i Grigi (forti di un Adolfo Baloncieri alla sua ultima stagione in maglia alessandrina - che sarà espulso al 70’ - e di un giovane ‘Giuanin’ Ferrari) alla diciassettesima giornata, in quella che sarà l’ultima gara di Ara con la Pro. Per lui, si schiuderanno le porte brillantissime di allenatore, ambitissimo dai migliori club dello Stivale. Oltre agli anni alla Pro e al Parma, come trainer, Guido Ara (che, da ambizioso qual era, amava studiare prima di accettare incarichi in cui non si sarebbe sentito all’altezza, curando i minimi particolari e incentrando le proprie sedute di allenamento non solo sull'atletica) si perfezionerà alla Comense e al Luino, quindi ancora alla Pro (1932-34, in A), da cui spiccherà il volo verso club come la Fiorentina, che portò al terzo posto in A nel 1934-35, la Roma, finalista di Coppa Italia nel 1936-37, il Milan (chiamato fascistamente “AC Milano”) terzo nel 1940-41 e il Genova 1893 (non più Genoa), quarto nel 1941-42. Al Grifone restò legato sino al 3 dicembre 1945, giorno in cui fu sollevato dall'incarico. Quindi ancora Fiorentina e l’ultima esperienza a Lecco (1947-48). Lavorerà al Centro di preparazione tecnica della Nazionale.
In campionato, i Bianchi accusano in parte il colpo: in marzo impattano con il Padova per 0-0, si aggiudicano il match con l'Andrea Doria per 2-0, quindi pareggiano con il Novara, sempre in casa per 1-1. Seguono due successi clamorosi e di altissimo lignaggio, promettenti e con lo stesso punteggio: 2-1. Prima vittima, alla 21ª, è il Milan (allenato da Vittorio Pozzo) sino a quel punto imbattuto, superato in viale Lombardia, grazie ad uno spietato uno-due firmato Rosso e Zanello alla mezz’ora della prima frazione, che renderà poi vana la rete rossonera di Savelli al 55’. La seconda è la Juventus, già targata Agnelli, ma superata in rimonta (con reti vercellesi di un Angelo Piccaluga sempre più in mostra, dal dischetto al 60’, quindi il goal-vittoria di Ardissone al 74’), dopo che alla mezz’ora l’ex “core ingrato” Viri Rosetta aveva portato in vantaggio al 27’ pt i bianconeri di JenőKároly, in cui tra l’altro milita anche il pezzanese Giovanni Barale, detto II. Era uno splendido giorno di Pasqua, quella domenica 12 aprile del 1925 e allo stadio, accanto ai loro uomini tifosi e sportivi, c’erano anche molte signore in pelliccia e gioielli. A Vercelli, al campo di piazza Conte di Torino, la Pro Vercelli scese in campo con: Cavanna, Borello, Perino, Ceria, Milano IV, Degara, Zanello, Ardissone, Matuteja, Rosso e Piccaluga. All.: Bertinetti, Leone, Milano. L’11 Juventus era composto da: Combi, Gianfardoni, Novo, Bigatto I, Viola, Barale II, Grabbi, Rosetta, Ferrero, Munerati e Gallo. All.: JenőKároly. Non so voi, cari lettori amanti della storia e del bel calcio, ma il pensare ad una Pro così forte che mette sotto Milan e Juve in massima serie, continua e continuerà personalmente sempre a mettere i brividi.
La prossima puntata sul numero de La Sesia in edicola venerdì 7 ottobre
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