Cgil e Amnesty
di Redazione La Sesia
20 Settembre 2021 17:01
Lo striscione esposto alla Camera del lavoro di Vercelli
Dalle 9 di venerdì 17 settembre è esposto su un balcone della Camera del Lavoro territoriale Cgil, in Via Stara a Vercelli, lo striscione giallo di Amnesty International che chiede la liberazione immediata di Patrick Zaki, lo studente universitario egiziano che stava frequentando un corso presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna e che è stato arrestato dagli agenti dell’Agenzia di sicurezza nazionale (Nsa) al suo ritorno a casa per trascorrere una breve vacanza in compagnia dei suoi cari in una pausa accademica, l’8 febbraio 2020. Da quel momento Patrick è stato detenuto in custodia cautelare, con rinvii di 45 giorni in 45 giorni, fino ad oggi.
“E’ un momento importante e delicato, questo, per Zaki - dichiara Giuliana Massa, responsabile del Gruppo Amnesty di Vercelli - Dopo una lunghissima detenzione preventiva, siamo finalmente arrivati al dibattimento. La prima udienza si è tenuta presso il Tribunale di Mansoura pochi giorni fa e la prossima udienza è stata calendarizzata per il 28 settembre. E’ quindi molto importante che in questi giorni l’attenzione mediatica resti concentrata sul caso. La sua è una detenzione ingiusta e deve finire al più presto”. “Da sempre il nostro sindacato si è schierato a favore dello studente egiziano: lo consideriamo uno di noi e sappiamo che è detenuto a causa del suo attivismo e delle sue attività in difesa dei diritti umani - continua Valter Bossoni, segretario generale Cgil per Vercelli e la Valsesia - Per questo motivo ci stiamo battendo per la sua liberazione e abbiamo accolto volentieri la richiesta di Amnesty Vercelli di esporre lo striscione”.
Amnesty International ha approfondito, con il supporto dei propri ricercatori, il caso Zaki e ha dichiarato lo studente “prigioniero di coscienza”. Pertanto per lui viene richiesta la liberazione immediata ed incondizionata. “Ci auguriamo - conclude Giuliana Massa - che la vicenda termini al più presto con l’assoluzione piena: non basterà a riparare i lunghi mesi di maltrattamenti e detenzione ma comunque permetterà a Patrick di tornare ad una vita normale e agli studi che ha dovuto sospendere all’Università di Bologna. Ringraziamo la Camera del Lavoro che sta supportando concretamente questa nostra attività”.
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