Vercelli Anni Sessanta
di Bruno Casalino
5 Ottobre 2025 14:00
The Little Lions, Graziano Bordonaro è il primo da destra
Pochi, forse, sanno che Graziano Bordonaro, recentemente scomparso, in gioventù ha fatto parte di un complesso musicale. Erano The Little Lions. La storia dei piccoli leoni viaggia tra il Bar Tasso di via Ugo Foscolo e il Bar Principe di viale Garibaldi. Siamo alla fine degli anni Cinquanta e i bar sono il ritrovo preferito dei giovani. Chiacchiere, discussioni sportive, speranze, sogni. In una compagnia che frequenta il Bar Tasso c’è Giorgio Varini. Al Principe, bar storico della città, con il suo bel dehors estivo sempre molto frequentato, le compagnie sono tante. In una di queste ci sono, giovanissimi, Giovanni D’Adduzio e Graziano Bordonaro. Un segno premonitore anche se Graziano non pensa ancora neppure lontanamente che quel locale un giorno sarà lui a gestirlo con il fratello Camillo.
Gli anni Sessanta stanno per emettere i primi vagiti, la musica è ancora tradizionale per i più mentre i giovani affidano le loro speranze al rock. Proprio questo ritmo tambureggiante invoglia molti ragazzi a prendere in mano chitarre e strumenti e a mettere assieme gruppi musicali. Tra questi, Giorgio Varini, che ha una bella voce e vuole cantare, Giovanni D’Adduzio al sassofono e Graziano Bordonaro che affida la sua voglia di far musica al basso. Non basta ovviamente per mettere assieme un complesso. Bordonaro trova così un amico chitarrista, Giovanni Falletta, e un cugino pianista, Nello Macaluso. Alla batteria arriva Narciso Gianella, altro ragazzo vercellese già conquistato dal primo rock’n’roll. Falletta e Macaluso, qualche anno più tardi, voleranno negli Usa dove andranno a vivere. Le prove avvengono nella cascina che si trovava subito dopo lo svincolo della zona Carrefour per chi esce da Vercelli, sulla sinistra. Lontano dal centro e dalle abitazioni, non certo dagli inquilini del cascinale che qualche volta si lamentano per il rumore. Tanto che, per attenuare la tensione, i Little Lions alternano le prove in cascina con quelle all’oratorio del Belvedere. Graziano Bordonaro dimostra, già allora, di aver la vena imprenditoriale. Oltre a dedicarsi al basso diventa un po’ il manager del gruppo. È lui che va alla ricerca dei primi ingaggi. Con buoni risultati, perché i Little Lions oltre a suonare in estate alle feste patronali, che allora si svolgevano un po’ dappertutto, anche nei più piccoli paesi, fino alle frazioni e ai cascinali, riesce a trovare contratti in sale che vanno per la maggiore. Come il Viotti di piazza Zumaglini a Vercelli e la Raganella di Trino. Naturalmente siamo lontani dalla tecnologia attuale. I watt sparati non sono minimamente da raffrontare a quello che si sente adesso. L’amplificatore per la chitarra di allora era pari a quello che un ragazzo oggi usa a casa sua. La chitarra elettrica aveva il distorsore a pedale, un lusso che non tutti potevano permettersi. Eppure c’è chi, nelle sale, si lamenta: suonano troppo forte. Certo per un pubblico abituato ad ascoltare Achille Togliani e Nilla Pizzi, “Il tuo bacio è come un rock” rappresenta un’autentica rivoluzione, un pugno nello stomaco. The Little Lions si affidano molto ai brani di Adriano Celentano e degli altri urlatori dell’epoca. Compreso un Little Tony prima maniera e, pur privilegiando brani italiani, hanno in repertorio anche successi internazionali. In particolare di Paul Anka e Neil Sedaka. Come “Diana” e “Oh Carol”. Senza dimenticare il twist, un ballo che irrompe sulla scena proprio all’inizio degli anni Sessanta. Precursore un cantante di colore di nome Chubby Checker. Famosissimo il suo “Let’s Twist Again”, poi ripreso da Peppino Di Capri.
Il complesso dei Little Lions, essendo composto di giovanissimi, è soggetto, come tutti a quel tempo, alla naia. Il primo a essere chiamato è proprio Graziano Bordonaro che non viene sostituito. L’avventura procede in quintetto. E sono ancora successi in molte sale della zona e in concorsi quali La Rana d’Oro, una selezione per complessi musicali molto in voga all’epoca.
Intanto, poiché The Little Lions resistono, si sono fatti avanti gli impresari. Senza di loro già allora era difficile camminare, trovare spazi nuovi. Ed è proprio grazie a un manager professionista che il complesso passa dal circolino dell’Isola, dove in estate si ballava sulla pista di hockey, a una tournée sulla riviera adriatica, a Rimini. Già allora la località turistica era la mecca del divertimento. Le discoteche non erano ancora nate e a ogni locale occorreva un’orchestra. Quell’estate, eravamo quasi a metà degli anni Sessanta, l’avventura sulla riviera romagnola toccò anche ai Little Lions. Per i piccoli leoni vercellesi il risveglio dal sogno romagnolo e dalla speranza di successo duraturo era, però, dietro l’angolo. Il lavoro, i problemi quotidiani, le fidanzate e il matrimonio avrebbero fatto il resto. L’avventura era al termine.Graziano Bordonaro, intanto, aveva smesso il grigioverde e più che suonare il basso stava pensando a diventare imprenditore, come poi è avvenuto.
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