istituto sobrero di casale monferrato
11 Aprile 2023 08:41
Dalla metamorfosi dei galli in romani al cavaliere che diventò un balcone: il dottor Luca Brusotto, curatore del Museo Leone di Vercelli, ha guidato gli studenti dell’Istituto Ascanio Sobrero di Casale Monferrato alla scoperta delle tracce lasciate dagli antichi abitanti del nostro territorio in un itinerario storico che si è snodato dall’età romana fino al medioevo. Diverse le fonti storiche che sono state analizzate: dal celebre cippo bilingue alla lastra tombale di Jean de Soisy, cavaliere crociato del XIII secolo.
“Il riuso delle fonti - ha spiegato Brusotto - pur compromettendone l’integrità ha contribuito alla loro conoscenza e alla loro stessa conservazione: ne sono un esempio i diversi sarcofagi di età romana che presentano fori lungo i lati operati nel corso del medioevo, quando sono stati rimpiegati come abbeveratoi, sopravvivendo, così all’altrimenti inevitabile sprofondamento nel terreno erboso dovuto dallo scorrere del tempo. La stessa lastra funeraria di Jean de Soisy fu dapprima un tavolo di età tardoantica, riutilizzato nel 1282 come pietra tombale del cavaliere e in seguito divelta dalla Chiesa presso la quale era stata collocata per diventare un elemento architettonico, ovvero la balaustra di un balcone".
Fu solo nel corso della fase di demolizione del balcone stesso (a metà del XIX secolo) che la lastra fu attenzionata dagli storici: "Non prima di aver subito un trauma meccanico che troncò in due metà - ha proseguito Brusotto - Lo studio di una fonte di difficile lettura, che non conosceva eguali sul territorio italiano, ha reso necessario l’apporto della geologia per fornire una datazione del taglio del blocco di marmo, grazie al quale è stato possibile stabilirne le origini tardoantiche. Quindi grazie a un approccio comparatistico con altre fonti simili è stata ricostruita l’intera vicenda del cavaliere crociato, morto a Vercelli nel viaggio di ritorno che da Roma l’avrebbe ricondotto alla natia Ile de France. Non tutti gli esempi di riuso delle fonti sono ugualmente felici, come dimostra la pergamena del diploma imperiale dell’imperatore Corrado II, unicum nel panorama italiano, fortuitamente acquistata da un caffettiere che ne sfruttò le proprietà osmotiche utilizzandola per sigillare i barattoli di marmellata (eravamo nel diciannovesimo secolo). L’utilizzo del reperto in un contesto culinario non solo rese necessario ritagliarne i lembi, compromettendone gravemente la lettura, ma provocò anche l’insorgenza di muffe che la danneggiarono irreparabilmente”.
“Quello a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni -conclude Brusotto- è un cambiamento di paradigma nell’insegnamento della storia, che è divenuta ‘geo-storia’ e che affonda le sue radici nell’indagine delle fonti, ricomprendendo all’interno della definizione non soltanto le fonti scritte, ma anche una vasta gamma di reperti materiali, analizzati e interpretati in prospettiva interdisciplinare”.
“Spesso - hanno commentato gli studenti - siamo tentati di guardare alla storia come a un dato di fatto, un prodotto scontato, l’incontro di oggi, invece, ci ha dimostrato come essa sia una conquista, l’esito di un processo di ricerca, sempre soggetto all’interpretazione umana e soprattutto…un tesoro ancora da scoprire. L’aspetto più interessante della disciplina non consiste nella mera conoscenza dei fatti, ma nel processo di ricostruzione dei fenomeni e nell’indagine delle fonti. Ed è proprio quando si effettua una scoperta in prima persona che questa diventerà per noi un possesso per sempre”.
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