Giornate pirandelliane
di Alex Tacchini
22 Marzo 2023 15:53
Federico Grassi
C’è un nostro illustre (anzi, illustrissimo) concittadino vercellese (di adozione, perché è sì metà versiliese, ma anche fieramente bustocco con tanto di una spruzzata di pura ‘bicciolanità’ da oltre 30 anni) che sta per debuttare in una intensa edizione dell’Enrico IV di Luigi Pirandello al teatro ‘Delia Cajelli’ di Busto Arsizio nell’ambito delle “Giornate Pirandelliane” della città in Provincia di Varese.
Il suo nome è Federico Grassi, fu tra i pochi fortunati a diplomarsi alla celebre e quotata ‘Bottega’ di Vittorio Gassman, ha 40 primavere di teatro e cinema in carriera e - per chi ha la fortuna di conoscerlo e frequentarlo - per poterlo descrivere in una frazione di secondo si può spontaneamente ricorrere al celebre slogan di Carosello per l’aperitivo Biancosarti: “Grassi ha il teatro nelle vene” e delle Giornate Pirandelliane è anche regista e direttore artistico. Il titolo esatto “La maschera nuda della follia - ovvero Enrico IV”, di Antonio Luca Cuddè, in scena il prossimo venerdì 31 marzo al teatro di via Dante Alighieri 20 - ore 21 lascia capire quanto di Pirandello vi sia ben più di uno scheletro narrativo, bensì la sua essenza, solo parzialmente ma rispettosamente rivisitata. Il capolavoro del Premio Nobel 1934 è uno delle vette più attuali - anzi, senza tempo – delle sua Opera e coinvolge direttamente spettatori (e cast) in una trama metapsicologica che non è che une delle tante cifre “a matrioska” della Poetica pirandelliana.
In questi giorni, Grassi sta ultimando le prove con un cast di tutto rispetto, che ha in Tiziana Bagatella e Andrea Gosetti affascinanti co-protagonisti, accanto ai giovani Samuele Satta e Alessandro Azzimonti, studenti dell’Istituto Cinematografico di Busto Arsizio. L’operazione è di cultura sia “alta”, sia divulgativa bella sua accezione più nobile e di qualità: agli spettacoli (co-produzione Teatro Sociale Cajelli, Intrecci Teatrali e Scenaperta), in cui sono previste repliche mattutine, assisteranno infatti più di 1.200 studenti delle scuole superiori, alcuni di loro pure coinvolti direttamente alla realizzazione di costumi e scenografie (da non perdere il celebre cavallo, da cui Enrico IV viene disarcionato, vera e propria opera d’arte nell’opera d’arte, con richiami a Ronconi, rivisitati in chiave attuale, secondo il gusto dello stesso Grassi (“il teatro con il messaggio universale che si riverbera al giorno d’oggi deve avere uno spirito pedagogico e formativo e deve servire per fornire successivi stimoli”) e dei ragazzi che lo hanno realizzato). Le “Giornate Pirandelliane”, che hanno già visto in scena nei giorni scorsi “L’uomo dal fiore in bocca”, proseguiranno il giorno dopo con l’attesa conferenza del filosofo, saggista e psicoanalista prof. Umberto Galimberti “Uno, nessuno e centomila - il problema dell’identità”, in programma appunto sabato 1° aprile alle ore 16.30 e per cui è già previsto il sold out.
Osservare Grassi mentre lavora in scena e fuori da essa, sia con i ragazzi così come i colleghi è un’ ulteriore esperienza. È amore pure non solo per il teatro (espressione forse logora e apparentemente priva di contenuto per chi non lo frequenti abitualmente), ma soprattutto per il significato meraviglioso che promana da classici come lo è l’Enrico IV, la cui trama parte così: “(…) Un giovane, mentre prende parte a una festa e cavalcata in costume, nei panni di Enrico IV celebre imperatore di Germania, viene sbalzato da cavallo, batte la testa e impazzisce. Da quel momento e per 12 anni, crede di essere veramente Enrico IV, esigendo rispetto per il suo ruolo regale. La finzione è pietosamente assecondata da parenti e amici, che trasformano la sua villa in una reggia, e lo circondano di servi travestiti da cortigiani; in questa corte fittizia Enrico IV (l'autore non cita mai il nome che egli aveva in precedenza) vive per dodici anni finché, a un tratto, rinsavisce. Si ritrova già maturo, senza avere vissuto la giovinezza, e ormai è solo; Matilde Spina, la giovane marchesa che lo accompagnava la sera della cavalcata, è diventata l'amante di Belcredi, odiato rivale, colui che provocò la sua caduta per sbarazzarsi di lui. Escluso dalla vita, egli decide di farsi credere ancora pazzo e guardare la vita curiosamente dal di fuori, ora che la vita gli è ormai negata”. Il gioco delle parti, nella verità nella finzione, della morte nella vita e della vita nella morte è insomma ormai iniziata. E a questo caleidoscopico e incerto rimando di specchi, nessuno si può più tirare indietro.
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