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La presentazione

“Arlecchino, una vita in maschera” dei vercellesi Cele Bellardone e Dino Boffa

Il volume racconta una tipica giornata dell’attore Ferruccio Soleri

Arlecchino una vita in maschera

Un momento della presentazione

“Arlecchino, una vita in maschera” è il titolo dell’ultimo libro dei fotografi vercellesi Cele Bellardone e Dino Boffa.

Il volume è stato presentato nel Ridotto del Teatro Civico, martedì 28 febbraio, da Filippo Campisi che, insieme a Gianna Baucero e Piergiorgio Fossale già assessore alla cultura, hanno dialogato con gli autori sulla figura di Arlecchino, sul teatro e sugli attori che, come il personaggio del libro, cambiano maschera adattandosi al contesto scenografico. Nelle parole di Filippo Campisi “Il libro racconta, attraverso novanta fotografie in b/n, lo spettacolo di Giorgio Strehler immortalato negli scatti degli autori. In realtà questi ripercorrono una tipica giornata dell’attore Ferruccio Soleri che, passando dall’interno di casa sua e fino al palcoscenico, arriva ad interpretare magistralmente questa figura. Soleri ha impersonato Arlecchino per ben 50 anni e nel 2006 ha ricevuto il prestigioso riconoscimento del Leone d’Oro alla carriera”.

I ringraziamenti al sindaco Corsaro per il patrocinio del Comune sono stati fatti dall’assessore Gianna Baucero che, di seguito, ha voluto congratularsi con gli autori per il talento e la creatività che caratterizzano quest’opera così originale: “Siamo nella cornice giusta, abbiamo scelto questo spazio perché Arlecchino  è stato sul palcoscenico dei più importanti teatri d'Italia. Pensando a questo evento mi chiedevo se si potesse organizzare qualcosa di più complesso, rendendo giustizia non soltanto al libro “Arlecchino, una vita in maschera”, che è bellissimo e che vi invito a sfogliare, ma più in generale a tutto il mondo collegato al personaggio che conosciamo fin dalle scuole elementari o dalle poesie che abbiamo imparato da piccoli. Arlecchino ha ispirato il mondo della letteratura italiana e del teatro: sarebbe interessante esplorare con maggiore attenzione l'universo culturale di Arlecchino, magari fissando un altro appuntamento sul tema.  Stasera facciamo onore a Ferruccio Soleri, agli autori e all'editore, a tutto il mondo che ha gravitato intorno a questa fatica fotografica, come è giusto che sia”.

Durante la presentazione sono state condivise alcune riflessioni di Filippo Campisi che ha concluso condividendo una frase di Eduardo De Filippo sul teatro e sull’esistenza dell’attore: “E’ stata tutta una vita di sacrifici e di gelo, così si fa il teatro, così ho fatto; il cuore ha tremato sempre, tutte le sere. Mi pare davvero adatta per il teatro e per lo spettacolo immortalato in questo libro, per il teatro Civico di Vercelli e per tutti gli attori e i musicisti che hanno calcato e continueranno a popolare il palcoscenico.  E’ una frase adatta, prima ancora per l'eccezionale storia personale e artistica di Ferruccio Soleri, oggi quasi novantaquattrenne. In queste novanta immagini, in rigoroso bianco e nero, gli autori hanno voluto raccontare la vita di un attore che contempla la sua valigia, dopo tanti passi su una lunga strada e senza più la maschera; ormai solo uomo, ma anche attore e qui, in questo volume, Arlecchino per sempre”.

Piergiorgio Fossale ha stimolato il dialogo con gli autori attraverso alcune domande precedute dalla lettura di una strofa dedicata ad Arlecchino: “Sono una maschera multicolore, di professione servitore, mia prima origine fu bergamasca, ma non avendo mai un soldo in tasca vissi a Venezia come migrante. Son litigioso, furbo e intrigante, ma sono il principe dei birichini”. Da dove nasce quell’amore per il dettaglio che scatena la capacità di trasformare uno scatto in un’opera d’arte? “Da un dettaglio può nascere l’idea di cercare una storia. Il fotografo deve stare attento a ciò che accade davanti ad esso  per cogliere quel ‘qualcosa’ che va al di la di ciò che vediamo. Raccogliere i particolari dietro le quinte ha richiesto quella giusta attenzione necessaria a far nascere questa storia”. E’ un racconto che nasce per caso o è stato studiato? “Entrare a casa di Ferruccio Soleri non è stato facile, ma avevamo preparato tutto a tavolino: la storia era già costruita prima di ogni singolo scatto. Quando nel camerino Soleri si preparava, cambiando aspetto,  il volto si  concentrava  e non era più lui. Quel passaggio è stato colto e rappresentato nelle nostre fotografie: la persona, l’attore che entrando nei panni del personaggio diventava Arlecchino”. 

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