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Meic Vercelli: “Testimoni di futuro per nutrire la speranza”

Primo incontro in seminario del ciclo dedicato a don Cesare Massa

Convegno Meic

Il Meic di Vercelli ha aperto le attività culturali del nuovo anno con un convegno dal titolo “Fratellanza: nuova frontiera dell’umanità e delle Chiese” svoltosi nell’aula S. Eusebio del seminario di Vercelli.

“Una rassegna che vogliamo dedicare a don Cesare Massa, sacerdote vercellese, fondatore del nostro gruppo a cinque anni dal suo ritorno al Padre il 15 luglio 2017. Lo facciamo per l’amicizia e la grande eredità spirituale che ci ha lasciato”. Così Tommaso Di Lauro, presidente del Meic di Vercelli, nel ricordare un padre spirituale, “grande intellettuale e grande uomo di fede, che è stato precursore in terra eusebiana del dialogo ecumenico, anticipatore della riforma della Chiesa poi sviluppatasi con l’evento conciliare e uomo di pace”.

Ad accogliere i presenti è stato monsignor Marco Arnolfo, arcivescovo di Vercelli, che ha ringraziato i relatori e coloro che hanno collaborato per questa iniziativa realizzata in continuità con l’opera di don Cesare Massa. Una figura carismatica, nelle parole di monsignor Arnolfo, “dotata di passione educativa che percorreva le vie della cultura, dell’arte e della bellezza anche nella liturgia, con l’iconografia e con l’apertura di cuore a livello ecumenico e interculturale. Un sacerdote che ricordiamo come portatore di passione per l’uomo, per il bello, per la verità e la ricerca delle cose che contano”.

Il convegno ha visto la partecipazione di monsignor Maurizio Malvestiti, vescovo di Lodi e delegato della Cei Lombardia per l’ecumenismo, insieme a Riccardo Burigana, coordinatore della scuola di Alta Formazione in ecumenismo della Facoltà teologica dell’Italia centrale di Firenze. I lavori sono stati sono stati moderati da monsignor Marco Allolio e don Maurizio Galazzo, assistente spirituale del Meic.  

Ad arricchire il contesto spirituale, sono intervenuti Pier Luigi Ranghino della Chiesa evangelica metodista e padre Julian Paun della Chiesa Ortodossa Romena di Vercelli, che hanno portato il saluto ecumenico delle comunità di appartenenza.  

Il tema conduttore dell'incontro è stato l’ecumenismo declinato in dialogo per la pace e per l'esercizio di una autentica sinodalità nella vita della Chiesa, in un contesto mondiale segnato da guerre e divisioni, ma anche dalla necessità di trovare una via basata sulle comuni “radici cristiane”. Monsignor Allolio ha aperto i lavori indicando alcune priorità nel dirigere lo sguardo “verso la fratellanza come nuova frontiera dell'umanità e delle chiese in quanto necessaria nei tempi, per diversi aspetti calamitosi, che stiamo attraversando. Uno sguardo coraggioso verso il futuro per nutrire la speranza”. 

I documenti dai quali monsignor Malvestiti ha tratto spunti di riflessione significativi per i quali immaginare “ponti sicuramente ecumenici” sono stati “Ut unum sit, perché siano una cosa sola”, lettera enciclica di Papa San Giovanni Paolo II, insieme all’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco. E’ stato messo in risalto l’ecumenismo predicato da San Francesco d’Assisi che “non faceva la guerra dialettica imponendo dottrine, ma comunicava l'amore di Dio”, fino a Papa Francesco che “che ha suscitato il sogno di una società fraterna con una definizione splendida dell'ecumenismo che permette l’avvicinarsi non per trattenere nel proprio movimento, ma perché ciascuno sia se stesso, sbaragliando un nemico acerrimo che è il proselitismo”. E ancora, citando l’enciclica Fratelli tutti, “le differenze convivono integrandosi, arricchendosi, illuminandosi a vicenda benché ciò comporti discussioni e differenze”. Sulla libertà religiosa riferita al dialogo ecumenico la posizione è stata netta: “Si sottolinea il grande bene della libertà religiosa, il diritto indispensabile per i credenti di tutte le religioni come libertà di manifestare il proprio credo. Possiamo trovare un buon accordo tra culture e religioni differenti testimoniando che le cose che abbiamo in comune sono così tante ed importanti che è possibile individuare una via di convivenza serena, ordinata e pacifica nell'accoglienza delle differenze e nella gioia di essere fratelli perché figli di un unico padre”. Sulla guerra in Europa e la divisione all’interno del cristianesimo la posizione è stata realistica: “Riconosciamo con dolore che al processo di globalizzazione manca ancora il contributo profetico e spirituale dell'unità di tutti i cristiani. Si impone quindi l'urgenza di una qualificata e tenace sensibilità ecumenica e interreligiosa  che sia capace di generare un appello per la pace in Europa dilaniata a causa di una guerra tra due popoli provenienti dalla stessa tradizione cristiana, quella bizantina”.  

Il professor Riccardo Burigana è intervenuto con una relazione centrata sul processo di unificazione dell’Europa che incrocia il lungo cammino dell’ecumenismo europeo. Per introdurre le sue tesi ha citato Papa Benedetto XVI: “Perché sia fruttuoso il processo di unificazione avviato, l'Europa ha bisogno di riscoprire le sue radici cristiane dando spazio ai valori etici che fanno parte del suo vasto e consolidato patrimonio spirituale. La presenza di noi cristiani sarà incisiva e illuminante solo se come cristiani avremo il coraggio di percorrere con decisione la via della riconciliazione e dell'unità”. Per Burigana bisogna partire dal lavoro svolto dalla Conferenza delle Chiese europee nata per promuovere la riconciliazione, il dialogo e l’unità tra le varie confessioni fino alla redazione della Carta ecumenica,  un documento sottoscritto  dai vescovi che compongono il Consiglio delle conferenze dei vescovi d'Europa (Ccee) e i membri della Conferenza delle Chiese europee (Cec). Ma il contributo alla crescita dell’ecumenismo in Europa “viene offerto anche da altri organismi: c'è un Consiglio europeo dei giovani, un Forum delle donne, una rete per la difesa ambientale europea. Ci sono quindi tanti soggetti che lavorano e cooperano affinché il dialogo possa trasformarsi in unità seppur nella diversità di ogni chiesa”.

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