Vercelli littoria: Il volume
di Robertino Giardina
9 Dicembre 2022 13:34
Da sinistra: Mario Bona, Germana Corradino, Matteo Gambaro, Mark Varlotta
Vercelli littoria: l’architettura nel Ventennio fascista. “Per la prima volta un volume illumina la Vercelli tra le due guerre attraverso gli edifici più rappresentativi della città costruiti in quel periodo. Con fotografie inedite e cartoline d’epoca, progetti e disegni originali del tempo il libro propone un’esplorazione unica nel suo genere delle opere architettoniche realizzate durante il Ventennio ed è l’esito di una attività di ricerca svolta presso i maggiori archivi locali”.
I coautori del volume sono Francesca Albani, Mario Bona, Alessandro Cavallo, Germana Corradino, Anna Ferrugiari, Matteo Gambaro, Mark Varlotta, Luca Villani, Elia Zenoni ,Giorgio Gaietta ed Enrico Pagano.
Nell’aula magna del seminario è stato presentato il volume “Vercelli Littoria”. Una sala gremita ed attenta ha fatto da cornice ai relatori Matteo Gambaro, Francesca Albani, Mario Bona e Mark Varlotta che, in sintesi, hanno descritto un lavoro culturalmente rilevante. Il presidente dell’Ordine degli architetti di Vercelli Marina Martinotti ha ringraziato l'iniziativa che ha suscitato l’attenzione dei colleghi in quanto operatori del settore.
Il presidente per l’Istituto Storico della Resistenza Giorgio Gaietta ha ripercorso la motivazione di fondo della nascita del volume in quanto “la storia va ripercorsa per quello che è stata in tutti i suoi aspetti”. Le città sono costruite con le pietre che raccontano storie come quella dell’assassinio di Aldo Milano e del fascismo a Vercelli, periodo caratterizzato dalle opere tipiche di un regime. Del ‘Piano Furia’ e del ‘Piano Albertini’, dell’idea di Nuova Vercelli che nasce “in un contesto interessato da un’intensa attività edificatoria che portò a ridisegnare alcune parti della città, ma che soprattutto ne definì una nuova immagine” ne hanno parlato Matteo Gambaro e Germana Corradino: “Fu tuttavia solamente durante il Ventennio che si
vennero a creare le condizioni per l’attuazione dell’ambizioso piano di riqualificazione di un’ampia zona del centro storico che portò alla ridefinizione di spazi pubblici, al progetto e alla costruzione di nuovi edifici e infrastrutture, ma soprattutto alla trasformazione del significato di molti luoghi della città”.
Il Cinema-teatro Giovanni Battista Viotti, la propaganda e la funzione del cinema che “aveva il ruolo di indottrinare la borghesia che partecipava agli spettacoli” sono stati i temi anticipati da Germana Corradino e presenti nel volume.
Le tecniche costruttive, oramai perdute a partire dal dopoguerra, sono state analizzate da Mario Bona, che ha spaziato dalle antiche tecniche manuali “a quelle attuali fatte di calcolatrici, computer, plotter. Anche i materiali edili hanno avuto la loro evoluzione tecnologica e le calce naturale è diventata premiscelata, tutta chimica. I disegni fatti a mano sono diventati prodotti di stampanti: impersonali e senz’anima. Sono contento di aver imparato tecniche costruttive antiche basate sul sudore e l’esperienza, sulla volontà di apprendere e sull’amore per il proprio lavoro”.
Mark Varlotta ha ringraziato gli amici della Rete con i quali si è riusciti a far conoscere meglio questo periodo storico del quale si è persa la narrazione orale, oltre a molta documentazione cartacea. Con la Rete si è occupato di reperire fotografie del periodo e in questa attività ha scoperto la storia di De Fabianis: “Con la sua morte svanì anche il suo archivio fotografico, un tassello importante nella storia della città cha attraverso la sua scomparsa alimenta ulteriormente le teorie del suo contenuto documentale e della legittimità dei fatti accaduti in quelle giornate”.
Un libro, un viaggio nel tempo alla scoperta di una città che ha molto da raccontare nella sua dimensione storica, paesaggistica ed urbanistica.
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