Vercelli
30 Settembre 2022 16:58
La casa di riposo di piazza Mazzini a Vercelli
Tutti assolti dal giudice del Tribunale di Vercelli Cristina Barillari, i quattro imputati per le morti sospette alla casa di riposo di Vercelli durante la prima ondata di Covid, tra marzo e aprile 2020: il direttore generale dell’Asl all’epoca dei fatti Chiara Serpieri, il direttore della struttura di pizza Mazzini Alberto Cottini, la direttrice sanitaria Sara Bouvet e la coordinatrice delle oss, Silvia Cerutti. Assolti perché "il fatto non sussiste". Erano accusati di omicidio colposo; Serpieri anche di omissione di atti d'ufficio.
A coordinare le indagini dei carabinieri, guidati dal tenente colonnello Giancarlo Carraro, era stato il sostituto procuratore Davide Pretti; poi il fascicolo era passato al collega Carlo Introvigne che, al termine dell’inchiesta, aveva stralciato diverse posizioni, facendo tra l’altro cadere l’accusa di epidemia colposa; e che poi, alla fine del procedimento penale, ha chiesto l’assoluzione per tutti gli imputati: accolta dal giudice.
I fatti. Tra il mese di marzo e i primi giorni di aprile 2020, alla casa di riposo di piazza Mazzini, a Vercelli, muoiono oltre 40 anziani ospiti.
L’allarme sui primi possibili contagi nella struttura, scatta il 19 marzo, quindici giorni dopo l’emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che stabilisce misure urgenti in materia di contenimento Covid-19.
E quando vengono accertati i primi casi di positività tra i ricoverati, si decide di non spostarne nessuno né all’ospedale di Vercelli né in altri del quadrante, dove ci sarebbero stati posti letto disponibili.
L’inchiesta della Procura della Repubblica di Vercelli, sulle cause della morte degli ospiti, inizia i primi giorni di aprile. Alla fine ci saranno nove indagati, accusati a vario titolo; e, a luglio 2021, a sei persone viene inviato l’avviso di chiusura indagini. Quattro gli imputati comparsi davanti al giudice.
La ricostruzione. Questa la ricostruzione effettuata da La Sesia che, il 22 maggio, aveva pubblicato una propria inchiesta sulla casa di riposo di piazza Mazzini.
Giovedì 5 marzo la casa di riposo vieta le visite ai parenti. Fino a quel momento, in base a quanto raccontato dai parenti degli ospiti, c'è un'unica precauzione: lavarsi le mani prima di entrare e dopo essere usciti dalla struttura. La chiusura di piazza Mazzini anticipa di tre giorni il Dpcm dell'8 marzo, quello che manda l'Italia intera in lockdown.
Giovedì 12 marzo un paziente diabetico viene accompagnato all'ospedale Sant’Andrea. Durante il ciclo di dialisi la temperatura interna dell'uomo sale. Il personale esegue tampone ed esame radiologico. Terminata la dialisi, l'anziano viene riportato in piazza Mazzini e sistemato in una stanza isolata, dove entra ed esce solo il personale. Da quanto raccontato dai parenti degli altri ospiti, l’uomo era una specie di tuttofare: in cambio di una mancia andava dal tabaccaio oppure al mercato. Sabato 14 marzo arriva l'esito del tampone: positivo al Coronavirus.
Giovedì 19 marzo, durante il “giro serale”, in piazza Mazzini suona l'allarme. Alcuni ospiti hanno febbre e saturazione bassa. Arriva il 118. Il dottore constata la presenza di pazienti con sintomi tipici da Coronavirus. Cinque sono in codice rosso, il più grave nella scala delle emergenze. Il medico segnala alla centrale la necessità di un ricovero immediato. Viene contattato il Sant'Andrea che risponde: “In questo momento c'è un solo posto libero”. A quanto appreso, nel corso del colloquio telefonico viene comunicata la non disponibilità del letto. Sarebbe infatti stato riferito al dottore, intervenuto in piazza Mazzini, che era “meglio lasciarlo a un paziente più giovane”. Nella settimana successiva quei cinque pazienti moriranno tutti.
Domenica 22 marzo alcuni famigliari si presentano all'esterno della struttura di piazza Mazzini: “È tutto a posto, state tranquilli” avrebbe risposto loro un'infermiera. Lunedì 23 marzo, 16 parenti inviano una e-mail al prefetto: “Non ci dicono come stanno i nostri cari e non riusciamo a comunicare con loro”. Tre di loro vengono ricevuti fra fine marzo e inizio aprile.
Il 24 marzo il direttore della casa di riposo, scrive al sindaco e al direttore generale dell'Asl, spiegando: “La situazione esula completamente dalle nostre capacità e dalle nostre possibilità operative”. Il sindaco, ricevuta la lettera, sempre il 24 marzo, scrive a sua volta tre lettere. La prima al presidente della Regione, all'Unità di crisi, alla Protezione civile regionale, al Coordinamento piemontese di volontariato, ai Comitati regionali e provinciali della Croce Rossa. La seconda al direttore generale dell'Asl Vercelli e al prefetto. La terza solo al prefetto. Oggetto: “Richiesta di intervento urgente presso casa di riposo - piazza Mazzini 15, Vercelli”.
Un primo intervento del Servizio di igiene e sanità pubblica viene realizzato a fine marzo, circa sette giorni dopo il grido d'aiuto dalla struttura. I tamponi prelevati sono una ventina. Nei primi giorni di aprile, più o meno una decina di giorni dopo la lettera ricevuta dal direttore dell’Asl, viene fatto a tutti gli altri. Risultato: 46 positivi e 39 negativi. La commissione di vigilanza dell'Asl avrebbe svolto il sopralluogo nella struttura poco prima di Pasqua (domenica 12 aprile). Nessuno può dire con certezza di prova se tutti questi decessi siano o meno riconducibili al Coronavirus.
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